RECANATI - È bastata qualche raffica di vento a spazzar via la storia che un pino secolare dell’Orto dell’Infinito portava con sé. Ha fatto da sfondo a tutte le serate evento che si sono svolte in quel luogo negli ultimi anni. Ritratto in molte foto scattate sul giardino portato a nuovo nel 2019 ed ora gestito dal Fai. Domenica pomeriggio però, poco prima delle 17, il vento lo ha abbattuto ed il pino è caduto sul prato dell’Orto dell’Infinito.
A pubblicare la foto dell’albero a terra è stato Giuseppe Traini, titolare dell’azienda Eco Service che si occupa del verde dell’Orto. «A volte anche i giganti cadono - ha scritto - . È caduto il pino esemplare al centro del giardino».
«Un vero peccato - commenta il sindaco Antonio Bravi - . Perché quell’albero faceva parte di tutte le foto dell’Orto dell’Infinito. Tra l’altro ci è sembrato davvero strano: c’è stato vento, ma nemmeno tanto esagerato rispetto alle altre volte. Per fortuna non ci sono stati gravi danni. Il pino è caduto sul prato e ha leggermente danneggiato il pergolato. Siamo particolarmente dispiaciuti - confida - perché stava nel prato dove si fanno gli spettacoli d’estate ed ora c’è un vuoto». Il primo cittadino, però, è certo del fatto che la pianta non fosse malata. «Quando nel 2019 è stato recuperato l’Orto - dice - tutti gli arbusti sono stati controllati e anche quello aveva superato i test. Dunque era sano». Tre anni fa, infatti, l’Orto che un tempo apparteneva al convento delle suore, è stato recuperato dal Comune e dato in gestione al Fai. In occasione dell’inaugurazione venne in visita il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Noi ci siamo occupati dei lavori botanici - spiega il sindaco recanatese Antonio Bravi - grazie ai fondi che ci sono stati erogati dal ministero della Cultura, mentre il Fai si è occupato di ristrutturare la palazzina del Centro nazionale di studi leopardiani». In quel luogo, infatti, hanno sede il Centro mondiale della poesia, la scuola di musica “Beniamino Gigli” e un istituto superiore. All’epoca del poeta, quando c’era ancora il convento delle suore, la famiglia Leopardi aveva accesso a quell’area ed è per questo che, ancora oggi, ha un valore inestimabile».