Macerata, udienza per Lucky e Awelima
Traini dal carcere: «Verità per Pamela»

Macerata, udienza per Lucky e Awelima Traini dal carcere: «Verità per Pamela»
di Benedetta Lombo
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Martedì 8 Ottobre 2019, 09:58

MACERATA Archiviazione per Desmond Lucky e Lucky Awelima, oggi l’udienza dal giudice. Intanto Traini sbotta dal carcere: «Ora voglio la verità per Pamela». Dopo il rinvio il 26 luglio scorso per un difetto di notifica, questa mattina si terrà l’udienza dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, per decidere sull’archiviazione della posizione dei due nigeriani di 24 e 28 anni in merito alle accuse di concorso in omicidio con Innocent Oseghale. 

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Inizialmente infatti, i due nigeriani erano stati accusati di aver partecipato insieme al loro connazionale (già condannato in primo grado all’ergastolo, ndr) nell’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana scappata dalla Pars il 29 gennaio del 2018 e uccisa e fatta a pezzi nell’abitazione di Oseghale in via Spalato il giorno successivo.
 
Dopo tutti gli accertamenti del caso eseguiti dopo il ritrovamento dei due trolley con all’interno i resti della ragazzina, il procuratore Giovanni Giorgio aveva concluso che Lucky e Awelima non avevano partecipato all’uccisione della diciottenne e per questo aveva stralciato le posizioni dei due nigeriani dal fascicolo principale per poi chiederne l’archiviazione. Una decisione che però non è stata condivisa dai familiari di Pamela che, tramite l’avvocato e zio della vittima, Marco Valerio Verni, si sono opposti alla richiesta di archiviazione in merito alla posizione di Desmond Lucky. Secondo i familiari della ragazzina, infatti, ci sarebbe stato anche lui nell’abitazione di Oseghale.

Ieri intanto, sul profilo Facebook di Luca Traini, gestito da un familiare del tolentinate che deve scontare 12 anni per strage (fece fuoco con la sua Glock per strada a Macerata contro uomini e donne di colore per vendicare Pamela il 3 febbraio 2018, ndr), è apparsa una lettera scritta dal giovane detenuto: «Ora – ha scritto – voglio la verità per Pamela. Visto che l’8 ottobre si terrà il processo per scagionare o riaprire le indagini sui due nigeriani che con Oseghale furono indagati un anno e otto mesi fa. Il Traini si consegnò alla legge (da uomo) per scontare il suo “debito con la società”, mentre i vermi che hanno massacrato Pamela ancora non parlano… Dio li punirà, non si sfugge». Ma nella lettera Traini ha commentato anche la recente decisione dei giudici della Corte d’Assise di Appello di Ancona che hanno confermato la condanna di primo grado nei suoi confronti: «Tutti avete visto la sentenza, i giudici hanno fatto il loro lavoro – ha scritto rivolgendosi ai lettori per poi sottolineare la frase successiva – in maniera imparziale e “senza alcun tipo di pressione mediatica”. Come disse qualcuno: “Me ne frego, non so se ben mi spiego”. Lupo c’è – ha poi aggiunto riferendosi a se stesso –! Le lettere di solidarietà sono raddoppiate ora più di prima, per la gioia dei “gufi”».

Oggi, dunque, l’attenzione è puntata all’udienza che si terrà in camera di consiglio, quindi a porte chiuse, davanti al gip. È probabile che la decisione non verrà comunicata in giornata e che il giudice necessiterà di qualche giorno prima di sciogliere la riserva.

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