Niente soldi per i giovani feriti da Traini nel folle raid razzista. L'avvocato: «Ristori come nei casi di terrorismo»

Luca Traini, l'autore del raid razzista
Luca Traini, l'autore del raid razzista
di Benedetta Lombo
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Venerdì 26 Marzo 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15:51

MACERATA - «Siamo soddisfatti che la Corte abbia confermato la condanna a 12 anni per Luca Traini, era ed è una pena equilibrata. Resta l’amaro in bocca per i risarcimenti alle vittime che non arriveranno mai dal momento che c’è una incapienza dell’imputato». L’avvocato Gianfranco Borgani tutela due delle tredici parti civili costituitesi nel processo contro il 31enne tolentinate. 

 
 
Traini è stato condannato in via definitiva mercoledì scorso dai giudici della Cassazione per il raid xenofobo compiuto il 3 febbraio del 2018 pochi giorni dopo l’efferato delitto di Pamela Mastropietro, uccisa a 18 anni da Innocent Oseghale nel suo appartamento in via Spalato a Macerata, poi fatta a pezzi e messa in due trolley abbandonati sul ciglio di una strada a Casette Verdini di Pollenza.

Il “Lupo”, come lo chiamavano i conoscenti, disse di aver voluto vendicare quella giovane vita spezzata sparando contro i pusher di colore. In realtà sparò dalla sua Alfa 147 contro tutti i neri che vedeva passare per strada, ne ferì sei, alcuni anche in maniera grave e ora quei sei migranti, sopravvissuti a quel raid, hanno diritto a un risarcimento che non vedranno mai, almeno non interamente.

In primo grado la Corte d’Assise di Macerata dispose per i sei feriti una provvisionale di 10.000 euro ciascuno, 3.500 euro per due stranieri sfiorati dai proiettili, 2.500 a testa per due extracomunitari e 1.000 euro per il Pd e per i titolari di due locali raggiunti dai colpi di pistola. Queste le provvisionali. La quantificazione dei risarcimenti dovrà invece essere fatta dal giudice civile. Ma Traini non ha neppure i soldi per pagare le provvisionali. «L’unica soluzione che ci è rimasta – ha spiegato l’avvocato Borgani – è battere una strada insolita perché inedita: richiedere un ristoro simile a quello previsto per le vittime di terrorismo, anche per le vittime di odio razziale. È un’estensione che potremmo provare a chiedere, c’è un precedente abbastanza recente, ma dovrò studiare attentamente per vedere se è una strada percorribile».

I due assistiti, entrambi con permesso di soggiorno esteso poi per motivi di giustizia dopo il raid di Traini, non sono più a Macerata, «non hanno ricevuto nessun ristoro, mi sembra una lacuna dell’ordinamento, adesso vediamo se riusciamo a colmarla», ha concluso Borgani.

«Quel colpo sparato alla cieca contro la sede del Pd – ha commentato invece l’avvocato Nicola Perfetti, parte civile per il Pd – alle 11 di un sabato, un mese prima delle elezioni, è stato un atto criminale perché poteva uccidere qualcuno dentro. Al di là del danneggiamento, quindi, il fatto in sé dev’essere esecrato - prosegue il legale Perfetti -. Siamo soddisfatti perché in tutti e tre i gradi di giudizio nell’azione di Traini è stato riconosciuto un atto di matrice stragista aggravata dall’odio razziale e da motivazioni politiche perché si è rivolto contro la sede di un’organizzazione politica quale è il Pd».
 

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