MACERATA - Il centro storico cambia volto e si impoverisce. In otto anni, ha chiuso un negozio su 4. Bene, viceversa, l’attività di ristorazione (alberghi, bar e ristoranti) che, in controtendenza rispetto al dato nazionale, ha dimostrato una solida stabilità.
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Nel 2012, il centro storico di Macerata ospitava 231 negozi, che nel 2018 erano scesi a 193.
Miglior sorte hanno avuto i negozi fuori dal centro storico. Secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi Confcommercio sui dati del Centro Studi Camere di Commercio G. Tagliacarne, a fine 2012 c’erano 311 negozi situati nell’area non centro storico di Macerata, che sono diventati 298 nel 2018 e 303 a fine 2020. In quest’ultima anno si è verificata una tenuta, non affatto scontata visto ciò che è accaduto.
Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio sulla “Demografia d’impresa delle città italiane” negli ultimi anni è proseguito il processo di desertificazione commerciale delle città italiane. La pandemia ha acuito certe tendenze e ne ha modificate “drammaticamente” altre: nel 2021, solo nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e altre 10 città di media ampiezza, si registrerà per la prima volta nella storia economica degli ultimi due decenni anche la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%). Almeno per ora Macerata sembra sfuggire a questa regola. Nel 2012 c’erano 87 imprese attive in questo settore nel centro storico e 122 al di fuori dal centro. Nel 2020 se ne contavano rispettivamente 91 e 125, con una lieve riduzione rispetto al livello del 2018, ma con un leggero incremento rispetto a otto anni prima.
Commentando i dati dell’Ufficio Studi, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “per fermare la desertificazione commerciale delle nostre città, bisogna agire su due fronti: da un lato, sostenere le imprese più colpite dai lockdown e introdurre finalmente una giusta web tax che risponda al principio ‘stesso mercato, stesse regole’. Dall’altro, mettere in campo un urgente piano di rigenerazione urbana per favorire la digitalizzazione delle imprese e rilanciare i valori identitari delle nostre città”.