Macerata, la preside Roberta Ciampechini: «Quel pianoforte mi ha incantato»

La preside Roberta Ciampechini: «Quel pianoforte mi ha incantato»
La preside Roberta Ciampechini: «Quel pianoforte mi ha incantato»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 31 Dicembre 2023, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 15:35

MACERATA - In un’orchestra non si sente mai una nota fuori posto, una voce stonata, un dettaglio che vada fuori dall’uniformità che la contraddistingue. Si procede tutti insieme, perché è solo l’unione che fa la forza. O, meglio, che crea musica. E arte. E magia. Come in una gara in cui ogni atleta fa la sua parte o una pennellata nell'affresco: si rema all’unisono in una sola direzione, verso la riuscita del progetto, verso la vittoria, verso la consacrazione. Ci vuole forza di volontà e, fondamentale, anche un capitano sotto la cui guida l’uniformità diventi un obiettivo tangibile.

Al ruolo di leader, Roberta Ciampechini è abituata: dirigente scolastico del liceo scientifico Galileo Galilei di Macerata, la capacità di coordinare il lavoro e gli obiettivi altrui le è sempre calzata addosso da quando, appena ricevuto il ruolo e messo piede alla scuola primaria Medi come insegnante di inglese, ha provato sulla sua pelle la fatica ma anche la gioia e l'immensa soddisfazione di «far cantare all’unisono 150 bambini per il concerto di Natale» - sorride.

Il binomio

Musica e insegnamento, nella sua vita, formano un binomio che racconta di passioni radicate, profonde, imprescindibili e lontane nel tempo.

Tutto naturale, d’altronde, per la figlia di una mamma insegnante di lingue già a suo tempo e docente riconosciuta, stimata e apprezzatissima. Anche nell’amore per il pianoforte non manca lo zampino di mamma Maria: «A casa ce n’era uno che apparteneva a mia madre e che, qualche volta, suonava mia sorella Alessandra - comincia -. Era a disposizione di tutti, ma divenne presto il mio passatempo preferito quando, a sette anni, dopo aver visto alla Tv il cartone animato sulla storia di Pinocchio, provai a riprodurre il tema musicale usando i tasti del pianoforte. Scoprii quasi per caso una passione fortissima, che presto si allargò a macchia d'olio nella mia vita e mi portò a espandere il mio repertorio verso tanti altri ambiti. Complice una certa passione per lo spettacolo e una propensione non indifferente all'esecuzione in pubblico - ride - ben presto iniziai e esibirmi in piccoli saggi domestici, per la gioia di amici e parenti desiderosi di lasciarsi coinvolgere da quella passione che è cresciuta con me e non mi ha mai abbandonato». Al rievocare quelle dolci melodie, sono i ricordi ora a danzare all'unisono: tornano indietro, corrono in avanti, piroettano da un anno all’altro riportando a galla il sorriso spontaneo di quella bambina «solare, allegra, positiva, ironica e molto determinata da piccola, come tutt’ora del resto, mi ponevo sempre piccoli obiettivi che poi facevo di tutto per raggiungere. La mia non era una sfida con gli altri: mi misuravo sempre e solo con me stessa, per crescere e fare sempre meglio. Era una gara ogni nuova canzone che affrontavo al pianoforte, ogni esecuzione in pubblico, ogni esame al conservatorio: e io lì, sempre pronta a dare il meglio di me e rendere orgogliosi i miei genitori e soprattutto lei, mia mamma Maria». La voce si fa dolce e il suono delle parole si accompagna ai suoni e alle immagini di quella bimba con il caschetto seduta diligente al pianoforte: «È partito tutto per caso, ma se non ho mai mollato e sono sempre andata avanti molto lo devo a lei, alla mia mamma - sorride la preside confessando il dubbio di essere ripetitiva - dietro ogni mio passo c'era lei, con il suo esempio, il suo spronarmi, con l'attenzione costante a quello che era meglio per me e mia sorella. Ricordo i numerosi saggi e concerti che ho tenuto in tutt’Italia: era un continuo peregrinare da un posto all’altro, da un teatro a un auditorium, ma lei c'era sempre, pronta ad accompagnarmi verso un'altra performance. Non si è mai tirata indietro, non ha mai mostrato un cenno di cedimento o di stanchezza. Imperterrita, si è spesa sempre per noi, così come faceva per i suoi alunni, quelli che ancora conservano il ricordo di un'insegnante brava e umana - sorride -. È merito suo se anche io mi sono laureata in lingue e ho intrapreso la carriera da insegnante. Merito del suo esempio - ride - ma anche di quel pianoforte abbandonato che le apparteneva e che mi ha tramandato quasi per eredità elettiva: dopo il diploma al liceo linguistico presso i Salesiani e la conclusione del percorso di studi al conservatorio Morlacchi di Perugia, ho scelto le lingue come mio futuro, con il sogno di diventare una concertista di fama internazionale e poter viaggiare portando nel mondo il mio talento e quell'amore per la musica regalo di una grande donna e un’infanzia felice».

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