L'assessore Massimo Cesca: «A 7 anni ho rischiato di morire, mi ha salvato il dottor Filipponi»

Massimo Cesca: «Il dottor Filipponi mi salvò la vita a 7 anni»
Massimo Cesca: «Il dottor Filipponi mi salvò la vita a 7 anni»
di Giulia Sancricca
4 Minuti di Lettura
Domenica 3 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:19

CORRIDONIA - In medio stat virtus. Ripercorrendo gli anni della sua giovinezza e la strada che ha portato fino a qui Massimo Cesca, avvocato e assessore alla cultura di Corridonia, questo assunto sembra assumere le sembianze di un faro. Una guida capace di renderlo oggi coordinatore nazionale di un progetto Unam (Unione nazionale avvocati per la mediazione) riguardo i conflitti nelle pubbliche amministrazioni. Ma per arrivare fin qui bisogna partire dal principio.

Cesca nasce a Macerata nel 1969 e si definisce «Vivo grazie a Dio e al dottor Filipponi». Perché? «A 7 anni, in seguito a un piccolo incidente domestico, subii una grave lesione a un rene: il dottor Rolando Filipponi, nonostante l’apparente banalità del fatto, decise di mandarmi al Salesi, dove venni operato d’urgenza, un eventuale ritardo sarebbe stato fatale. Questo ha compromesso la possibilità di praticare sport in maniera agonistica, in particolare calcio e tennis. Quel fatto ha determinato il nascere di nuovi e ulteriori interessi. In particolare un grande impegno sociale, in particolare nell’ambito parrocchiale».

Le passioni

Le occasioni per trascorrere del tempo insieme ai suoi coetanei non sono quindi mancate: «Ho iniziato a seguire i gruppi parrocchiali fino ai 20 anni come animatore dell’Azione Cattolica». Un percorso che va di pari passo con le scuole superiori: «Ho frequentato l’istituto per telecomunicazione e telematica a Corridonia - racconta -, ma sempre con una grande attenzione agli impegni extrascolastici in ambito politico e culturale». Ma quando è arrivato il momento di scegliere il percorso universitario si sono fatti concreti gli obiettivi da raggiungere: «Ho seguito la facoltà di Giurisprudenza a Macerata con passione e dizione: ho avuto sempre una vocazione verso le materie di diritto nel senso più ampio del termine». E accanto a questa, anche la vocazione per la politica affrontata intesa come accezione più profonda: il bene comune. Un percorso intrapreso a 16 anni e portato avanti fino a oggi: «Ero rappresentante degli studenti al Cda dell’università. Una bellissima esperienza perché c’era molta interazione con i docenti, i vari uffici, il ministero. A livello politico, già a 16 anni ero all’interno dei giovani della Democrazia Cristiana, anche nel direttivo regionale.

Un impegno che poi, con il crollo dei partiti, è cresciuto per la mia città. La passione per la cosa pubblica, per la collettività, per la polis e il desiderio di riuscire ad avere una città accogliente, con servizi sempre più a dimensione umana facevano parte del mio Dna e li ho concretizzati già con il primo impegno in giunta nel 2007». Di nuovo un balzo indietro: la laurea nel 1994 e il praticantato che gli permette di accedere all’esame di abilitazione ed entrare nel mondo forense: «Un lavoro molto faticoso, ma anche molto interessante, che ogni giorno non ti lascia tranquillo e ti fa vivere continui stimoli quotidiani». E probabilmente, come capita a molti, la quotidianità di spinge spesso a guardare indietro per concedere alla memoria di rivivere i periodi più belli: «Nostalgia? Forse per il periodo universitario: un periodo straordinario sotto tutti i punti di vista che mi ha permesso di relazionarmi ogni giorno con realtà diverse, persone diverse, orizzonti sempre nuovi». A proposito di orizzonti, quello stesso periodo universitario gli ha aperto le porte dell’infinito - come lui stesso lo definisce - grazie ai testi di don Luigi Giussani: «Hanno fatto emergere in me un grande desiderio di approfondire sempre di più alcune tematiche per comprendere la natura umana, cosa il cuore dell’uomo realmente desidera e cosa può appagare queste desiderio di infinito di cui siamo costituiti». 

L’inclinazione

Così, quel ragazzo dall’atteggiamento per niente bellicoso, ma piuttosto carico di ottimismo, ha trovato il modo per dare forma a quelle emozioni e traslarle nel suo lavoro: «L’esperienza maturata in tribunale mi ha portato ad amare sempre di più la mediazione civile e commerciale e la negoziazione. Nell’attuale società, sia nelle vicende personali sia in problematiche aziendali o inerenti le pubbliche amministrazioni, dare risposte a distanza di anni è del tutto inutile e determina spesso un acuirsi dei problemi. Nella mediazione invece si riesce ad avere un titolo che pone fine alla controversia anche entro qualche settimana. Nella mediazione tutte le parti sentono di aver ottenuto almeno una parte dei propri interessi tutelati e quindi si sentono gratificate dal risultato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA