ANCONA "Anagramma di donne" è il nuovo libro dello jesino Giancarlo Esposto che negli anni ci ha presentato storie e racconti con personaggi che ricercano la propria spiritualità, o storie dell'anima, o libri che dissertano sul "fado" che adora o, per finire, lavori che analizzano il suo sport preferito, il basket praticato a buoni livelli, e anche il calcio. Un tipo, in sostanza, che spazia con la sua fantasia. Proprio per questo non avrebbe mai pensato, un giorno, di buttar giù di getto una trama che pesca, senza filtri, nell'attualità nuda e cruda. Un attentato a Parigi, giardino delle Tuileries. Sospettate due donne provenienti da mondi assolutamente lontani gli uni dagli altri. E che, casualmente, si incontrano, creando un intreccio intricato e ricco di suspense. Marisa è un'italiana in carriera, Samira una ragazza turca oppressa da una cultura patriarcale. La prima finisce in ospedale, la seconda viene arrestata. In mezzo a tutto questo, una indagine affidata a un giornalista.
Come mai una scelta così lontana dalle sue corde, una storia ben scritta, che racconta di emergenze sociali e politiche ma che è un vero e proprio noir?
«Tempo fa, durante alcune presentazioni, avevo espresso il desiderio di scrivere una storia al femminile, di donne. Al tempo stesso l'avevo immaginata non come una semplice storia d'amore, piuttosto come una storia nella quale l'amore, energia universale, volasse sopra le differenze di genere, geografiche, di mentalità, di cultura, evidenziando le diversità estreme nel concepire il ruolo e la figura della donna nel mondo mediorientale e occidentale».
Come mai un giornalista d'assalto così antipatico nell'azione e nel pensiero, atipico ma con un cuore? E' così che vede un giornalista di "nera"?
«Jean, il protagonista maschile della storia, oltre ad essere il numero uno della cronaca nera, è il classico sciupafemmine, orgogliosamente single, ospite dei salotti buoni di Parigi, perfino maschilista e per certi versi omofobo.
La storia delle due donne evidenza come l'amore non ha barriere fra generi. Un tabù (Samira è musulmana) sfatato e abbattuto
«La storia che ho scritto non ha certo la pretesa di cambiare il mondo, però è un segnale, una voce, la mia, che grida che l'amore è universale, non ha confini o barriere. Due donne che si innamorano, alle quali inconsapevolmente ho dato due nomi che sono l'anagramma l'uno dell'altro, rappresenta una semplice coincidenza non voluta, che intreccia, oltre ai loro nomi, anche i loro destini».