Dialetti e lingue locali, Pro loco protagoniste: «Sono portatori del senso di identità e comunità, rappresentano il cordone ombelicale»

Dialetti e lingue locali, Pro loco protagoniste: «Sono portatori del senso di identità e comunità, rappresentano il cordone ombelicale»
Dialetti e lingue locali, Pro loco protagoniste: «Sono portatori del senso di identità e comunità, rappresentano il cordone ombelicale»
di Véronique Angeletti
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 12:47

Da undici anni, il 17 gennaio è la giornata che l’unione nazionale delle Pro loco dedica al dialetto e alle lingue locali. «Portatori di un immutabile senso di identità e comunità, rappresentano il cordone ombelicale che ci lega ai luoghi d'origine», spiega il presidente delle Pro loco italiane, Antonino La Spina. Come gli oggetti della cultura materiale valorizzati in tanti musei. Luoghi speciali che giostrano con le tradizioni, il folklore e il territorio e danno uno spazio al quotidiano di una volta della gente comune. Propongono istantanee del passato che, se visitati in famiglia, magari con i nonni, fanno riaffiorare ricordi, saperi e tante piccole e grandi storie.

Le Marche

Le Marche sono ricche di musei demoetnoantropologici.

All’inizio, erano collezioni di privati preoccupati dai mutamenti sociali degli anni ’50 e ’60 e delle conseguenze dell’abbandono delle campagne, della meccanizzazione delle produzioni e della modernizzazione delle case. Hanno iniziato a raccogliere attrezzi, strumenti, oggetti di uso quotidiano che, spesso, sono stati collocati in musei negli anni '80 per meglio veicolare l'identità locale alla luce della globalizzazione. Emblematico, ad esempio, il Museo delle Arti e tradizioni popolari di Sassoferrato. Raccolta Iniziata negli anni '50 e trasformata in un museo nel 1979 ridisegnato nel 2006. Ospita circa 1500 oggetti rari a volte unici della vita e del lavoro inseriti in ambienti ricreati con cura. Dai campi alle botteghe, dalla cantina alla camera da letto(info: 3337301732).

Il Museo della Mezzadria

Altra tappa, il Museo della Mezzadria “Sergio Anselmi” a Senigallia nel convento delle Grazie. Nell’Ascolano, merita una visita quello delle Tradizioni Contadina di Montefiore dell’Aso. Dispone addirittura di registrazioni di storie, di testi musicali, di stornelli e dispetti a carattere dialettale (Info 3281775908). Od ancora il Museo delle Tradizioni Popolari di Offida. Gli oggetti sono contestualizzati mediante ricostruzioni di diversi ambienti e regala una descrizione molto interessante del ciclo di lavorazione del grano e quello di lavorazione della canapa e del lino per la tessitura. A questo si lega il Museo del Merletto e del Tombolo, sempre all’interno del Palazzo De Castellotti, che testimonia l’arte del merletto tramandato da cinque secoli, di generazione in generazione, tra le donne di Offida (info: 3341547890).

La roadmap nel Pesarese

Le tappe pesaresi di questa roadmap potrebbero essere il Museo della Storia dell’Agricoltura e dell’Artigianato allestito nelle cantine del Palazzo Ducale di Urbania, raccoglie gli strumenti più significativi dei cicli del grano, della vite e del vino (0722313151) e il Museo dei Vecchi Mestieri di Sant’Angelo in Vado. Collocato nei sotterranei del Palazzo Mercuri racconta anche lui le antiche attività artigianali ma attraverso le immagini dei Santi protettori(info: 3394110348).

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