Il distretto del bio Marche apripista: «Strategia e coesione alla base dello sviluppo di questo settore»

Il distretto del bio Marche apripista: «Strategia e coesione alla base dello sviluppo di questo settore»
Il distretto del bio Marche apripista: «Strategia e coesione alla base dello sviluppo di questo settore»
di Raffaello de Crescenzo
3 Minuti di Lettura
Sabato 23 Dicembre 2023, 16:08

ANCONA Le Marche rappresentano il distretto più grande d'Europa del settore biologico: questo è quanto è emerso durante la presentazione del manuale del Distretto biologico Marche, tenutasi presso la Cantina Moroder di Ancona. L'anno che sta volgendo al termine è stato davvero importante per l'agricoltura della nostra regione: dall'elezione del comitato esecutivo del Distretto biologico, fino a giungere alla presentazione delle linee strategiche che tale Distretto andrà ad applicare dal 2024. Presidente di questo distretto è Giovanni Battista Girolomoni, che ha ribadito la necessità di partire dall'analisi e da un piano strategico, in collaborazione con l'Università di Urbino, per certificare la continua crescita, anche sul mercato, dei prodotti a marchio bio. Un'offerta veramente diversificata e che rischia quasi di superare la domanda: comunicare i valori del bio, con l'obiettivo di farlo diventare la normalità nei consumi, allora, diventa l'unica strada percorribile. «Per tal motivo, il distretto ha un valore particolarmente importante e ambizioso», ha affermato il presidente, che ha concluso il suo intervento ribadendo che «strategia e coesione sono alla base dello sviluppo di questo settore. Bio e locale è l'ideale».

La sostenibilità

I cambiamenti climatici, la volatilità dei costi delle materie prime, gli aumenti dei costi di produzione, sono altri aspetti da considerare, in ottica di sostenibilità. «La crescente attenzione nei confronti del benessere - ha affermato l'assessore all'Agricoltura Andrea Maria Antonini - fa sì che la nostra regione possa ritenersi fortunata, essendo lontana dal caos e dalle frenesie delle metropoli, ma vicina alla buona tavola e attenta alla salute dei suoi cittadini.

Da tutto ciò ne trae vantaggio pure il sistema sanitario nazionale». Al centro dei lavori, gli interventi della professoressa Elena Viganò e del professore Fabio Musso dell'Università di Urbino che hanno esposto le linee guida che sottendono al manuale del Distretto biologico Marche: «L'agricoltura biologica non è un ritorno al passato, ma un'agricoltura che guarda alla salute, rispettando le risorse e gli equilibri naturali. I vantaggi sono molteplici: attivazione di processi di sviluppo anche in altri comparti, con contaminazione di diverse attività. Importante, allora, è trasferire valori anche ad altri contesti come la ristorazione, le scuole e gli ospedali».

L'esempio

L'esempio del nostro Distretto è stato seguito anche dalla Sardegna e dall'Umbria: una realtà nata dal basso, con l'aggregazione di diversi produttori e la costituzione di questo soggetto che, nel maggio 2022, ha approvato il testo di accordo di distretto. Nel 2023 si è lavorato per arrivare alla definizione di cosa sia necessario fare per conseguire obiettivi strategici che riguardano tutti, dato che oltre il 95% dei Comuni della nostra regione sono interessati dall'agricoltura biologica. «L'unica possibilità era quella di fare aggregazione», ha concluso Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, fiero del fatto che al momento siano ben 2200 le imprese aderenti. «Una scelta collettiva - ha aggiunto - per creare valore aggiunto e rendere sempre più Le Marche una terra bio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA