L'arte contemporanea si guarda allo specchio: protagonisti del Novecento a confronto con artisti locali alla Mole

L'arte contemporanea si guarda allo specchio: protagonisti del Novecento a confronto con artisti locali alla Mole
L'arte contemporanea si guarda allo specchio: protagonisti del Novecento a confronto con artisti locali alla Mole
di Lucilla Nicolini
3 Minuti di Lettura
Martedì 16 Gennaio 2024, 17:04

Pagine importanti della storia dell'arte italiana del Novecento si squadernano alle pareti della Mole Vanvitelliana di Ancona, fino al 1° aprile. I protagonisti vi sono rappresentati, in due mostre contigue, con un centinaio di opere significative. Molte di esse non sono finora mai state esposte dal pubblico, in quanto provenienti dai depositi di due collezioni: la Pinacoteca Civica Podesti di Ancona e il Mart di Trento e Rovereto. È stato Vittorio Sgarbi a proporre al Comune di Ancona di abbinare i capolavori nascosti del Mart, "Dal Futurismo all'Informale", alla mostra temporanea di dipinti e sculture, spostati alla Mole in seguito alla chiusura della Podesti, per lavori di adeguamento impiantistico e di restauro.

L'impatto

L'effetto è di grande impatto, in quanto l'allestimento congiunto delle due mostre offre al visitatore una passeggiata nell'arte del Secolo Breve, che rende visibili le reciproche influenze, le differenze tra autori italiani che hanno conquistato la notorietà internazionale e gli artisti locali.

Facciamo qualche esempio. Tra le opere della Collezione civica anconetana spiccano i ritratti, primo tra tutti quel "Prete greco ortodosso" di Francesco Podesti, che è modello del personaggio che domina il "Giuramento degli Anconitani". Il quadro-simbolo della città, inamovibile per le sue dimensioni, viene proiettato lì accanto in video. Seguono, in sequenza, "L'angelo biondo" di Otello Giuliodori, dipinto a olio come gli autoritratti di Asciutti e di Cherubini, la splendida fanciulla di Pio Pullini e i busti in bronzo di Vittorio Morelli e di Mentore Maltoni. È poi la faccia imbronciata di bambino, opera di Urbano Polverini, a conquistarci, prima di voltarci ad ammirare la grandiosa scultura "Stato d'assedio" di Valeriano Trubbiani. Qui sono mani, e non visi, a restituirci, per sineddoche, un'umanità da sempre implorante la libertà, da sempre pronta a conculcare quella degli altri.

I visi sublimati

Nella mostra "Dal Futurismo all'Informale", pochi sono i figurativi, come pure i ritratti. Spiccano, qua e là, visi sublimati: la Maternità con le uova di Casorati; la testa bendata del Trovatore e quella di Zeus, nei quadri metafisici di Giorgio de Chirico; la Cariatide etnica di Massimo Campigli. E poi, i volti di ragazzi, trasfigurati dalla danza sfrenata, che ci guardano dal grande quadro di Renato Guttuso. Ma sono il Futurismo e l'Informale del titolo a farla da padroni, con il disfarsi delle forme, di persone, cose e paesaggi, in pure idee, fino al paradosso delle plastiche raggrumate dal fuoco di Burri, delle ferite alle tele con cui Fontana oltrepassa ogni limite. Davanti allo specchio retro-illuminato, in cui Nanda Vigo suggerisce al visitatore un effimero autoritratto, si soffermano più a lungo, sbalorditi, i bambini guidati da Gemma, operatrice museale della cooperativa Le Macchine Celibi. Il suo itinerario, focalizzato sul ritratto, finisce qui, tra le smorfie divertite, dentro lo specchio, del pubblico dei giovanissimi.

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