Zucchero: «La mia ex moglie mi ha massacrato, ho sofferto di depressione e volevo morire»

Il musicista si è raccontato in una lunga intervista, ripercorrendo i primi passi e la sua infanzia

Zucchero: «La mia ex moglie mi ha massacrato, ho sofferto di depressione e volevo morire»
Zucchero: «La mia ex moglie mi ha massacrato, ho sofferto di depressione e volevo morire»
di Dajana Mrruku
4 Minuti di Lettura
Domenica 31 Dicembre 2023, 09:25

Zucchero si è lasciato andare ad una lunga intervista dove ha raccontato della sua infanzia, dei primi passi nel mondo della musica e del suo primo grande amore, la sua ex moglie Angela, che lo trascinò nella depressione, ma fu anche la sua più grande musa ispiratrice. Un amore doloroso e passionale, quello che li legò e, dopo la separazione, Zucchero non riuscì a rirpendersi per molto tempo. «Ero troppo depresso, sono tornato a casa dei miei, leggevo Bukowski perché almeno lui stava peggio di me», ha rivelato nell'intervista al Corriere della Sera. 

 

 

Zucchero, l'amore per Angela

«Mi ha massacrato- sono le prime parole che Zucchero ha per la sua ex moglie, Angela Figliè -. Però a suo modo è stata una fonte di ispirazione. Ora vorrebbe i diritti di autore... È stato un grande amore. Ed è stato un inferno. Lei era bellissima, ma a colpirmi fu la malinconia dei suoi occhi. Non sono mai riuscito a capirla, neanche adesso. Impenetrabile. Durissima. Mi sono sposato a 23 anni, lei era ancora più giovane. Mi aveva lasciato il giorno prima che partissi per il Forte Village, in Sardegna, dove dovevo suonare per un mese. Le telefonavo e non rispondeva mai. Al ritorno con la 128 scassata di mio padre andai ad aspettarla fuori dal negozio dove lavorava, e le chiesi di sposarmi. Lei rispose di sì. Fino a quando una notte mi disse: “Ti lascio, non ti amo più”. Ma non so se mi abbia mai amato davvero, di sicuro “ti amo” non me l’ha mai detto, e neanche “ti voglio bene”. Mai. E la mia presunzione era farla sorridere, renderla felice. Volevo prenderle una casa vicino a sua madre, e mi indebitai di 500 milioni. Così scivolai nella depressione. Non sapevo dove prendere il denaro, dovevo pagare 50 milioni ogni sei mesi; la prima rata me l’aveva garantita un impresario, in cambio di una tournée al Sud. Vado a Roma a ritirare i soldi, e mi dice che non ci sono. Mancano quattro giorni alla scadenza, se non pago ci portano via la casa. E nel frattempo era arrivata la seconda figlia. Telefono a tutti i produttori con cui ho lavorato: quello di Viareggio, quello di Bologna, quello del Piemonte... A tutti offro tre anni di esclusiva, in cambio di 50 milioni. Niente, al massimo me ne danno 20. Allora chiamo il manager dei Matia Bazar, Paolo Cattaneo, che aveva un ufficetto e mi aveva detto: Delmo, quando sei solo, hai freddo, piove, vieni a trovarmi. Vado a trovarlo e lui mi mette in contatto con un musicista che aveva suonato con Paoli e ora voleva diventare produttore: Michele Torpedine. Penso: Torpedine... già il nome non mi piace. Invece fu la mia fortuna, ma il mio matrimonio stava comunque finendo». 

La depressione

Zucchero ha raccontato del periodo peggiore della sua vita: «Volevo farmi fuori.

Stavo malissimo. Attacchi di panico fortissimi, cose che non auguro a nessuno. Prendevo il Prozac ma non sentivo più niente. Dopo “Oro incenso e birra” mi chiamarono prima al Freddie Mercury Tribute, poi Sting, insomma mi sono capitate cose bellissime, ma non me le sono godute. Ero al massimo del successo e non volevo più salire sul palco, non volevo fare la tournée di Miserere: sedici concerti negli stadi. Come riuscirono a farmi continuare? Mi piazzarono dietro uno strizzacervelli. Sono stato l’unico rocker ad andare in tournée con lo psichiatra al seguito. Mi dissero: “Lui ti da la pasticca, e tu suoni”. Se no? “Se no ti ricoveriamo all’ospedale psichiatrico di Pisa, e devi restarci un mese, perché se annulliamo la tournée faranno i controlli”. Mi sono ricostruito pezzo dopo pezzo». 

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