Gli accertamenti
Gli approfondimenti investigativi, però, sono andati avanti incessanti, per ricostruire le cause dell’attentato e soprattutto le relazioni dell’estremista. Polizia belga ed Europol hanno fatto piena luce sui suoi contatti. Il tunisino conosceva bene l’Italia, vi aveva passato oltre 4 anni dal 2012 al 2016. Le indagini hanno portato ad individuare una cerchia di relazioni virtuali del tunisino, con persone dimoranti nelle province di Bologna, Brescia, Como, Fermo, Ferrara, Lecco, Macerata, Teramo, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trento e Udine. Quindi due le province interessate dalle indagini nelle Marche.
I provvedimenti
In particolare, i destinatari dei provvedimenti, emessi dal procuratore distrettuale Giuseppe Amato e dal pm Stefano Dambruoso della Direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo della Procura di Bologna, utilizzavano profili social con contenuti tipici dell’estremismo islamico.
L’intervento
Ad eseguire le perquisizioni, personale del Ros dei Carabinieri e della Digos della Questura di Bologna, con il supporto del Raggruppamento operativo speciale di Roma e della Direzione centrale di polizia di prevenzione.
Il passato
Tra l’altro anche in passato le indagini sull’estremismo islamico avevano toccato le Marche. In particolare nel 2019 era stato anche effettuato un arresto in un centro del Fermano legato a un’indagine, in quel caso, sull’Isis. L’uomo era stato rintracciato in un appartamento dove vivevano due algerini. Si tratta di persone che spesso hanno legami con il mondo dell’estremismo per contatti sporadici o frequentazioni passate che non sfuggono alla fitta rete dei controlli della Digos.