Solenne cerimonia, don Andrea Andreozzi consacrato vescovo: «Sono grato a tutti voi»

Solenne cerimonia, don Andrea Andreozzi consacrato vescovo: «Sono grato a tutti voi»
Solenne cerimonia, don Andrea Andreozzi consacrato vescovo: «Sono grato a tutti voi»
di Chiara Morini
4 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Giugno 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 15:56

FERMO  - Grande festa in cattedrale, ieri, a Fermo, dove è stata celebrata la solenne liturgia di ordinazione episcopale di don Andrea Andreozzi, vescovo di Fano Fossombrone Cagli Pergola. Duomo gremito, ingresso con pass, presenti tutte la autorità civili e militari, fedeli della diocesi del nuovo vescovo Andreozzi, ma anche di quella locale.

Tanti i vescovi presenti, tra cui l’amministratore episcopale di Fano, Armando Trasarti, e il vescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, che hanno affiancato l’arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio, nella celebrazione, moltissimi i sacerdoti, diversi i diaconi. 


La Messa


È stato proprio l’arcivescovo fermano a presiedere la messa e a fare le consegne di Vangelo, anello, bastone e mitra al nuovo vescovo Andreozzi. «Rivolgo un saluto – ha detto monsignor Pennacchio in apertura di celebrazione – al cardinale Gualtiero Bassetti, ai vescovi presenti, ai sacerdoti, ai seminaristi. È bello vedere la chiesa piena di sacerdoti». E dopo il saluto alle autorità, quello alla comunità, «al popolo di Dio, a chi ci segue a casa, in diretta tv, o nella chiesa di San Domenico o nella cripta e nella casa del clero. A Trasarti voglio dire che oggi le nostre due chiese si rafforzano, con il tramite di don Andrea, che oggi è guardato dal cielo da sua mamma e suo papà e qui con noi ci sono fratello e sorella».

Quindi la messa, la presentazione del nuovo vescovo con la lettura della bolla papale, l’omelia, incentrata sulla figura del vescovo. Guida pastorale e predicatore del Vangelo, sempre, ed è per questo che poi, nella liturgia dell’ordinazione, il Vangelo è stato tenuto sopra la testa di Andreozzi. «Il Vescovo deve essere attento ai poveri – alcune delle parole di monsignor Pennacchio – custodisce il deposito della fede con gli altri vescovi e in obbedienza al Papa, si prende cura del popolo di Dio, con il cui aiuto si impegnerà a essere irreprensibile. Il nostro ministero non è autoreferenziale, ma ordinato ai fedeli. C’è chi considera questa chiamata una carica, una promozione, altri un peso troppo difficile da sopportare; concetti erronei, perché centrano l’attenzione sulla persona del vescovo e sulle sue doti. Se pensassimo che tutto dipendesse da noi, il peso del giogo che tu hai scelto come simbolo nello stemma sarebbe insostenibile».

Nello stemma scelto dal vescovo Andreozzi c’è una croce di Sant’Andrea sul capo di uno scudo, al cui centro c’è il giogo. In basso vi sono onde, sovrastate da una stella, simbolo mariano. I colori dello stemma sono argento e azzurro. Questo lo stemma citato dall’arcivescovo Pennacchio durante l’omelia, dopo la quale c’è stata l’ordinazione, la fine della Messa e, prima della processione conclusiva, la prima benedizione ai presenti in duomo, poi le prime parole di Andrea Andreozzi come vescovo, che ha ripreso il cielo e le stelle nel suo discorso.

Il cielo

«Che cosa c’entra tutto questo con le stelle – ha esordito – mi diceva don Giancarlo, professore di religione al liceo oggi vescovo emerito. Ecco con quella frase io ho recuperato il cielo, che restituisce la voglia di esprimere la parte migliore di noi stessi. Nel cielo c’è posto per tutti, ci sono le stelle per nostra fortuna che ci fanno guardare orizzonti infiniti, che ci fanno ricordare tutti, chi è in fondo al mare e chi soffre».

E poi un pensiero e un saluto al suo gregge, la comunità diocesana di Fano Cagli Fossombrone Pergola dove arriverà dal 9 luglio. «Fra qualche giorno – ha detto rivolgendosi a loro – sarò con voi e cercheremo insieme di fare qualcosa. Oggi siete qui con me, in questa chiesa, dove sono stato ordinato sacerdote nel 1996, allora c’erano i miei compagni di liceo, e i miei professori. Sono grato a tutti, all’arcivescovo, e agli arcivescovi che lo hanno preceduto. Sono grato alla mia famiglia per i valori»