FERMO - Protesta della Rsu e dei sindacati ieri mattina , davanti all’ospedale di Fermo, per ribadire lo stato di precarietà del personale dell’Ast Fermo. Si va dai turni massacranti degli operatori, ore lavorative in eccedenza, liste d’attesa inaccessibili per gli utenti e -di conseguenza- progressivo e graduale svilimento del servizio sanitario pubblico.
L’agitazione
«Mancano almeno 40 infermieri e 15 Oss per riuscire a garantire un servizio di qualità» ha rimarcato Anna Donataccio, coordinatrice.
La programmazione
Non certo un fulmine a ciel sereno, come ha ricordato Giuseppe Donati (Cisl): «Lo stato di agitazione è stato proclamato a settembre. Purtroppo i problemi sono rimasti lì. A fine anno abbiamo portato a casa la proroga dei contratti a tempo determinato ma solamente fino ad aprile, quando si riproporrà il problema. La carenza di personale è molto importante, parliamo di 40 infermieri e 15 Oss ma anche di personale tecnico e amministrativo». Una situazione al limite che comporta risvolti negativi per l’utenza «privandola -ha ripreso Donati- di un numero di servizi importante. Le liste di attesa lo dimostrano. I tempi li conosciamo. Questi sono mesi importantissimi, si sta decidendo a livello regionale anche la suddivisione dei budget e le risorse da attribuite alle singole Ast. È un problema da porsi ora». L’interlocuzione è aperta con il direttore e il commissario che in questo momento ha dei budget provvisori, non hanno certezza di quello che possono spendere. Il tetto di spesa regionale, sarebbe un altro limite. Il problema riguarda anche altri reparti, come ha ricordato Ivana Del Medico che, fra le altre associazioni presenti, rappresenta l’associazione nazionale dei dializzati: «Mancano infermieri e medici. Manca personale specializzato. A Fermo non c’è ancora l’accesso vascolare per la dialisi, serve andare in Ancona, con lunghe liste d’attesa. Perché i dializzati devono subire anche questo? Se chi decide avesse una situazione simile in casa, probabilmente si darebbe più da fare». Le sigle sindacali, hanno chiesto maggiore coinvolgimento da parte dei sindaci del territorio, erano presenti quelli di Monte Vidon Combatte, Falerone, Santa Vittoria, e Porto Sant’Elpidio. «Perdiamo pezzi di sanità pubblica -ha ricordato l’assessore Daniele Stacchietti- a favore del privato, contro quell’idea di stato che garantisca il benessere e il diritto di salute del cittadino a prescindere dai redditi e dal luogo in cui vive». Poi è arrivato il sindaco, Paolo Calcinaro, al quale è stato chiesto di convocare una conferenza dei sindacI. «Se deve essere il nuovo ospedale delle Marche -ha precisato Calcinaro- non può essere di sole mura e tecnologia. Se c’è la tac ma non permettiamo di usarla contemporaneamente per pronto soccorso e reparto, è un passo avanti a metà».