Micam, il Fermano guarda avanti: «Più attenzione ai piccoli artigiani e un bando per la ricerca»

Micam, il Fermano guarda avanti: «Più attenzione ai piccoli artigiani e un bando per la ricerca»
di Massimiliano Viti
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Sabato 23 Settembre 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 11:41
FERMO - Bene, ma non benissimo. La fiera calzatura Micam e quella della pelletteria Mipel si sono concluse con un bilancio positivo se consideriamo il contesto economico in cui si sono svolte. Il mercato della moda in generale sta attraversando una fase di rallentamento, griffe del lusso comprese. Inflazione, recessione, rialzo dei tassi di interesse, guerra, economia cinese che cresce meno del previsto ed altri fattori addensano nubi all’orizzonte. Il buyer preferisce temporeggiare. Sono mancati i russi, gli italiani non sono arrivati a frotte, pochi i tedeschi e con il portafoglio chiuso. E in un ambiente più concorrenziale per via dei pochi acquisti è cresciuta la polarizzazione. Alcuni marchi hanno lavorato bene con stand pieni di compratori, altri sono rimasti praticamente a guadare. 


I commenti


La Cna Fermo parla di «Micam promosso con riserva». Confartigianato rileva: «Non abbiamo registrato troppe occasioni di incontro». Anche il direttore generale della Carifermo Ermanno Traini ha notato il calo dei tedeschi, l’assenza dei russi e la presenza di Europa (Francia e Spagna) e dell’Asia. I vertici Cna vorrebbero un cambiamento del Micam. Non tanto sull’annosa questione della sua durata (4 giornate appaiono francamente troppe) quanto sull’inclusività verso le piccole imprese. «Esclusi i grandi marchi, i piccoli artigiani che partecipano al Micam compiono un’impresa eroica. Con enormi sacrifici e sostenendo spese, senza la sicurezza di poterle effettivamente ammortizzare in fiera prodotti eccellenti. Devono essere agevolati» affermano il direttore Cna Fermo Andrea Caranfa e il responsabile Cna Federmoda Marche Alessandro Migliore.


La battaglia


La loro proposta? Agevolare i piccoli imprenditori «eliminando la quota di ingresso e introducendo una percentuale da corrispondere in base al volume d’affari generato proprio nei giorni della fiera».

Anche Fabrizio Grassi, ceo del marchio Aldo Bruè, auspica un cambiamento: «I produttori premium stanno perdendo la loro identità al Micam. Non sono raggruppati e il buyer è disorientato. Accade che i nuovi contatti che prendiamo in fiera sono pochi e ciò ci induce a valutare anche una possibile rinuncia alle prossime edizioni in favore della presenza allo showroom». Quanto al bilancio della manifestazione fieristica, Grassi ha rilevato affari in calo. «In questi momenti i buyer non azzardano a comprare marchi nuovi. Acquistano i prodotti dei marchi che hanno venduto meglio. Per cui, per loro, partecipare alla fiera ha meno senso. E qualcuno non è venuto risparmiando sui costi proprio perché non aveva budget disponibile per acquistare». Per Moira Amaranti, presidente nazionale della calzatura di Confartigianato «Alcuni ordini sono stati presi, prevalentemente da buyer europei. C’è poi stato il positivo ritorno dei visitatori asiatici, ma forse ci auguravamo una loro più massiccia presenza. Il problema è che la complessa situazione economica ha spinto i buyer alla prudenza, non del tutto fiduciosi sulla ripresa del mercato».


L’impegno


In questo clima post Micam, la Regione ha acceso un bagliore di speranza con lo stanziamento di circa 2 milioni di euro per attività di formazione, di cui la metà per moda e calzatura. «È in scadenza il 16 ottobre il bando regionale da 45 milioni per la ricerca industriale. Poi arriverà il bando da 28 milioni per l’innovazione e diversificazione di prodotto o di servizio», ricordano i consiglieri regionali della Lega Marco Marinangeli e Mirko Bilò. Un sostegno in più vista l’importanza sempre maggiore sia della ricerca che dell’innovazione per sostenere il distretto.

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