Le cifre
«Il Conservatorio – commenta il direttore Verzina – è e resta un bene di tutti. Degli studenti, dei 450 nuovi iscritti, in prevalenza fuori sede, di cui il 12 % di stranieri, che hanno scelto la nostra realtà con un conseguente impatto sull’economia locale». Studenti ma anche maestri, e altri che lavorano all’interno del conservatorio per le attività didattiche e di eventi. «I più danneggiati sono gli studenti – aggiunge il direttore - poi ci sono gli eventi. Mancano gli spazi adeguati, avremmo voluto che si fossero presentati Comune, Provincia, azienda, per capire come stavano le cose».
Gli spazi
Gli studenti fuorisede sono tanti e, come hanno più volte ribadito dalla Consulta, il problema degli spazi si fa sentire. «Dove studiano gli studenti – commenta Simone Tenerelli presidente della Consulta – se negli studentati o in casa non hanno spazio? Studiare ed esercitarsi meritano i giusti spazi ad oggi non garantiti». Il nodo centrale, il più problematico, è quello relativo al piano fiati, e il presidente Giostra ricorda che «il ripristino dei lavori ci coinvolge tutti altrimenti il Conservatorio non sarebbe vissuto come tale nella memoria storica e culturale del territorio.
I tempi
Chiarezza comunicativa, ma anche, aggiunge Giostra, «chiarezza sulle interlocuzioni, vorremmo poterci organizzare. È vero, i cantieri sono più lunghi, non sarebbe nemmeno il primo caso questo, ma almeno ci diano uno spazio esterno. Non possiamo permettere che l’incuria abbia il sopravvento sulla dedizione e sull’operosità dei maestri e degli allievi che sono costretti a frequentare le lezioni in condizioni non più tollerabili». Se si escludono le lezioni strumentali, ci sono anche quelle teoriche che gli studenti non possono frequentare in aula, ma devono seguire in Dad. «In questo modo – aggiunge Simone Tenerelli – viene meno lo spirito universitario, non possiamo vivere il senso di comunità alle nostre lezioni collettive». Quanto agli spazi, quando saranno terminati i lavori e il Fermo Tech andrà all’ex mercato coperto, Verzina ricorda che «ci sono stati promessi quegli spazi del Buc». «Dobbiamo tutelare il diritto allo studio – chiudono in coro docenti, studenti, presidente e direttore – e cercare un equilibrio, elemento imprescindibile proprio come nella musica. I ritardi ormai non si possono più giustificare: il Pergolesi non è solo una scuola, ma un luogo di crescita personale e professionale che appassiona moltissimi giovani che scelgono la musica per farne un lavoro».