Allarme siccità nel Fermano: lavori in 2 aree, sotto esame il cantiere aperto sul fiume Tenna

L’ex sindaco Treggiari: «Sarebbe stato meglio puntare sul lago di Gerosa»

Allarme siccità nel Fermano: lavori in 2 aree, sotto esame il cantiere aperto sul fiume Tenna
Allarme siccità nel Fermano: lavori in 2 aree, sotto esame il cantiere aperto sul fiume Tenna
di Domenico Ciarrocchi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Febbraio 2024, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 12:36

FERMO - Lavori in due mosse per combattere la crisi idrica. Dopo il via agli interventi sul lago di Gerosa, si procede anche lungo l’alveo del Tenna. In sostanza la Ciip va a pescare l’acqua da altre fonti per cercare di far fronte ai problemi legati alla siccità. Un piano ormai partito a spron battuto, anche se le critiche non mancano, tanto che nei giorni scorsi è intervenuto sul caso l’ex sindaco di Montefortino Lando Siliquini. Forti dubbi sono ora stati espressi anche da un altro ex primo cittadino, Riccardo Treggiari di Amandola. In ballo un maxi investimento per garantire l’approvvigionamento idrico in tutta la parte meridionale del Fermano e l’Ascolano.

Il via

Il primo cantiere riguarda il lago di Gerosa con i lavori nell’area Ponte Aso, nel Comune di Montefortino.

La struttura sarà alimentata sia dalle acque del lago che, appunto, da quelle del fiume Tenna, prelevate sempre in un tratto montefortinese, attraverso condutture di connessione. Nel Fermano le proteste sono state portate avanti in questi ultimi mesi da parte delle associazioni piscatorie Apd Valtenna e Club Alto Tenna, con l’appoggio di Legambiente, Fipsas, Arci Pesca e Enal Pesca, appoggiate anche da alcuni sindaci ed ex primi cittadini convinti che le captazioni dal Tenna possano arrecare danno alla sopravvivenza della fauna ittica e all’equilibrio ambientale. Per questo primo stralcio riguardante il potabilizzatore di Gerosa e il prelievo sul Tenna, sono previsti 60 milioni, di cui 40 dal Pnrr, da spendere entro il 2026, e 20 dalla Ciip. Nei giorni scorsi Siliquini ha lanciato un appello ricordando che «la mancanza di piogge per lunghi periodi e con il sicuro forte caldo estivo, anche la portata del fiume, come stiamo vedendo un po’ in questi giorni, sarà al di sotto della soglia minima, nella quale non sarà possibile prelevare acqua senza il rischio di un impoverimento gravoso del fiume. Sarebbe stato meglio spostare i prelievi sul lago di San Ruffino». Gli fa eco Treggiari, il quale ammette che la battaglia appare ormai terminata e che la Ciip ne esce vincitrice. «Per mesi - ricorda - abbiamo messo in atto, in appoggio alla Fipsas e altre associazioni ambientaliste, ogni azione lecita possibile: assemblee popolari, a Servigliano e a Montegiorgio, incontri con Regione Marche e Comuni, confronto diretto in sede con l’Ato 5 e con la stessa Ciip».

Il no

«Oltre la barricata - riprende - abbiamo trovato un fronte compatto da parte delle istituzioni - Regione, Provincia e Comuni multipartizan - determinate a portare a casa il risultato. Quel risultato che, in sintesi, significa poter prelevare 200 litri al secondo, fino ad un massimo annuo di 3 milioni di metri cubi di acqua, vale a dire due volte il contenuto del lago di San Ruffino, per dirottare il prezioso liquido dalla valle del Tenna alle… docce della riviera. Il tutto per una cifra pari a circa 20 milioni di euro che potevano essere utilizzati in miglior modo, vedi la sistemazione delle condotte della rete dell’acquedotto che, fisiologicamente, perde oltre il 30% del fluido trasportato. La Ciip fa sapere che l’acqua verrà prelevata solamente in caso di estrema necessità. Il problema nasce però dal fatto che la loro “necessità” coincide temporalmente con i periodi di magra del fiume che, già adesso, denuncia portate molto vicine al minimo deflusso vitale che rappresenta la soglia minima per la sopravvivenza del corso d’acqua».

L’opzione

«Sarebbe stato sufficiente, in emergenza, prelevare un piccolo surplus -a chiosa - dall’invaso di Gerosa che possiede la giusta inerzia per ammortizzare, senza danni, gli stessi prelievi. Che cosa succederà a lavori ultimati? Noi crediamo che, al di là delle rassicurazioni, la Ciip farà funzionare l’impianto a pieno regime, e non potrebbe essere altrimenti a fronte di un investimento di quella portata. Agricoltori, produttori di energia elettrica, cittadini più in generale che vivono il fiume, quindi indirettamente tutta la popolazione della vallata, soffriranno gli effetti negativi del prelievo sin da subito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA