La Lampadina si è spenta Addio Pixar dei miei sogni

La Lampadina si è spenta
Addio Pixar dei miei sogni

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 30 Giugno 2023, 06:20

Oggi voglio piangere. Forte. Senza pudore. Battendo i piedini, mica tanto ini, per terra. Non lo faccio mai, non sopporto quando qualcuno lo fa, però oggi mi va quindi lo faccio. Oggi che la stagione del cinema di fatto finisce e si tirano le somme (al botteghino il bilancio è meno negativo di quanto solo pochi mesi fa si potesse temere) e gli ultimi premi sono stato assegnati, i David, i Nastri. Oggi assegno io l’ultimissimo premio. Piangendo e battendo i piedini. E tirando gomitate. Il premio al Film più Odioso della stagione. Odioso non significa brutto: non lo è affatto. È anzi visivamente bellissimo, “Elemental”, andate e verificate. Però conferma ciò che i film precedenti avevano indicato. Che la Pixar non è più la Pixar, e io a quelli della Pixar gli ho voluto bene, li consideravo amici, geniacci su cui poter contare per compiere qualche volo con la fantasia. Vederli ridotti così mi fa male, mi sento tradito. E piango e batto i piedini e vorrei menarli. La Pixar. Che nel ‘95 conquistò tutti quanti rivelando che i giocattoli hanno pensieri e sentimenti, vivono una vita propria quando il bambino si gira dall’altra parte, quando nella stanza non c’è nessuno: “Toy Story”. La Pixar. Un grande studio hollywoodiano che ti lasciava a bocca aperta con una scheggia di puro cinema sperimentale: il primo atto di “Wall-E”, muto, solo un instancabile robottino rugginoso al lavoro nel paesaggio desolato, e una blatta. Che poteva aprire un altro capolavoro, “Up!, riassumendo in pochi minuti un amore lungo una vita e facendoti piangere tutte le lacrime del mondo con la morte della vecchia ma un attimo dopo seguivi euforico il vedovo bisbetico che attaccava i palloncini alla casa e volava via. Che poteva ambientare un film nella mente di una bambina, protagoniste le sue emozioni: “Inside Out”. Che ti faceva appassionare pure al folklore messicano: “Coco”. Che in un film solo poteva stipare idee da farcene dieci, di film: “Toy Story 3”. Che anche i personaggi minuscoli ti si imprimevano nella memoria per sempre. Che se realizzava un sequel c’era (quasi) sempre un perché: ma più che altro proponeva prototipi. La Pixar che faceva film a strati, interpretabili in tanti modi diversi, e i bambini se la spassavano e gli adulti anche di più. Quella Pixar, la Pixar di John Lasseter, uno dei veri geni della storia del cinema, è tramontata. La Lampadina si è spenta. Cos’è “Lightyear” - la delusione dell’anno passato - se non una scopiazzatura di “Interstellar” (e vari altri titoli) e una teoria di Nobili Messaggi? Cos’è “”Elemental” se non una storiella liofilizzata - appetibile per i pargoli, per gli altri no di certo - e una nuova sfilza di Prediche Virtuose? La grande idea della metropoli abitata da personaggi costituiti d’acqua, di terra, d’aria e di fuoco va sprecata. Il dramma dei protagonisti - lei infuocata ama lui acquoso ergo toccarsi sembra impossibile - è lancinante in teoria, niente affatto in pratica (e viene sciolto in tutta fretta, in una sequenza che dovrebbe essere straordinariamente emozionante e invece no). Mentre la sequenza del viaggio per farsi togliere una multa non risulta affatto avvincente. Al netto della eccellente qualità del disegno, dell’animazione, la Pixar è diventata un clone degli studi concorrenti (e della casa madre Disney, anch’essa non in grande spolvero). S’è venduta al conformismo: le Lezioni di Vita innanzi tutto. Qual è l’unico personaggio di “Elemental” che sta facendo discutere? Il tipo acquoso che capiamo essere non binario. «Il primo personaggio non binario in un nostro lungometraggio » rivendica la Pixar con orgoglio. Peccato che non lasci alcun segno. Mettersi al pari con i tempi che cambiano mica dico sia sbagliato, e tutti meritano di essere raccontati. Fare dei bei film però è un’altra faccenda. «Tutto declina», declama cupo il Falstaff verdiano, e pure alla Pixar l’umore non deve essere alto. “Elemental” negli Usa si sta rivelando un flop epocale (qui si difende meglio) e qualche testa è già caduta. Capiranno davvero d’esser finiti su una strada senza sbocco? A breve un’inversione di marcia la vedo difficile, i progetti annunciati non promettono bene. E non smetto di battere i piedini, piangendo inconsolabile.

*Opinionista e critico cinematografico

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