Il risultato è stato drammatico perché la molla si è bloccata a metà strada tra il cavo orale e lo stomaco proprio dietro al primo tratto dello sterno. Alla radiografia eseguita prontamente in Pronto Soccorso, il piccolo ma pericoloso apparato metallico appariva imprigionato nella parete esofagea e subito è apparsa chiara la gravità del problema. «Non era possibile - spiega il primario - spingere la molla verso lo stomaco la molla per poi estrarla con una incisione addominale. E non era possibile farla risalire verso il cavo orale con uno strumento flessibile, perché più si tirava più i due rami si configgevano all'interno della parete dell'esofago. L'unica soluzione sarebbe stata una toracotomia con tutte le complicazioni conseguenti».
Preso in carico il giovane, il Reparto di Otorinolaringoiatria, considerata la complessità del caso e la giovane età dello studente, ha optato per un intervento complesso. Bordin, coadiuvato dal dottor Marco Manzoni e dall'anestesista dottor Mauro Scarpa, ha sottoposto ad anestesia profonda il paziente, che è stato completamente paralizzato con il curaro. «Questa anestesia profonda ha consentito il rilassamento di tutta la muscolatura corporea - racconta il primario - e ci ha permesso di intervenire con una manovra complessa. Inserito un tubo rigido all'interno dell'esofago, con una microtelecamera e pinze apposite siamo riusciti a ruotare la molla all'interno dell'esofago, sganciandola dalla parete».
La molla metallica, così orientata attraverso una tecnica di endoscopia microchirurgica in cui il primario ha lunga esperienza, è stata quindi rimossa senza alcuna lacerazione dell'esofago, complicanza questa gravissima che avrebbe costretto poi i chirurghi ad intervenire per via toracotomia per riparare il viscere.
Il paziente ora sta bene, è già stato dimesso e ha potuto riprendere il suo viaggio di studio attraverso il Paese.
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