Una ragazza - è scritto nell'articolo - «per scherzo invia un video porno via WhatsApp alla cuginetta più piccola, che frequenta la scuola media» e «la ragazzina, tra lo spaventato e l'incuriosito, condivide quel video con i suoi compagni di classe che stanno come lei nel medesimo account di WhatsApp». «Quanto accaduto alla scuola media di Roma - aggiunge Munizzi - ci sconcerta e preoccupa per il futuro dei nostri figli.
Sappiamo che la scuola già vietava l'uso dei telefonini, ma vanno proibiti non solo in classe, ma durante tutto il tempo scolastico. L'assenza di un piano significativo per la media education, unitamente ad uno scarso controllo sulle tecnologie dei nostri figli, ed il patto di corresponsabilità educativo con i genitori, che stenta a concretizzarsi con azioni che vanno oltre la semplice firma del genitore, di certo - conclude - non ci aiutano su questo fronte di emergenza educativa».