Napolitano: «La secessione? Grottesca
Il popolo padano non esiste»

Giorgio Napolitano a Napoli (foto Ciro Fusco - Ansa)
Giorgio Napolitano a Napoli (foto Ciro Fusco - Ansa)
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Venerdì 30 Settembre 2011, 18:14 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 23:54
ROMA - Nella Costituzione e nelle leggi non c' una via democratica alla secessione, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un incontro alla facolt di giurisprudenza della Federico II di Napoli, parlando delle «grida che si levano in quei prati dove non c'è il popolo padano ma cittadini con scarsa consapevolezza di cose come l'articolo 1 della Costituzione».



«È chiaro, il popolo padano non esiste, si discute di federalismo fiscale, si chiede un livello più alto di partecipazione delle Regioni... Tutto questo è lecito, ma ove dalle chiacchiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa che va verso la secessione, tutto cambierebbe», ha avvisato Napolitano, definendo poi una «evoluzione positiva» della Lega Nord quella del 2006 che ha portato ad accantonare le proposte del professor Gianfranco Miglio di perseguire l'obiettivo della secessione. «Fu scelto allora - ha aggiunto - il federalismo fiscale. Un'evoluzione in senso federale dello Stato italiano. Ed ora, per realizzarla, si discute del superamento del bicameralismo perfetto per far nascere una Camera delle Autonomie come quelle che esistono in Germania, in Francia e in altri Paesi. Io mi chiedo da dove nascono queste nuove grida che invocano la secessione. Me lo chiedo e cerco di capire».



«Negli ultimi tempi io ho più volte ricordato l'Articolo 5 della Costituzione. Dice che la Repubblica è una e indivisibile, e subito dopo, lo stesso articolo, aggiunge - riconosce e valorizza le autonomie localì. È un articolo importante come spiegò alla Commissione dei 75, preparatoria dei lavori della Costituente, l'onorevole Meuccio Ruini, disse che con quell'articolo si voleva proprio impedire la nascita di uno Stato fortemente centralizzato».



A chiedere l'opinione del Capo dello Stato è stato il professor Massimo Villone, ex senatore. «Bossi dovrebbe esserle grato - ha risposto il presidente della Repubblica commentando l'articolazione della domanda - per come ha così finemente elaborato il suo concetto, perchè quel che si sente è spesso ridotto al minimo, a grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione. Si dice che la sovranità appartiene al popolo, ma poi non si va oltre la virgola, dove si dice che il popolo la esercita nell'ambito della Costituzione e delle leggi. E nelle leggi non c'è spazio per la secessione».



«Ove dalle chiacchiere, dalle grida, dalla propaganda, dallo sventolio di bandiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa di simile alla secessione - ha aggiunto il presidente della Repubblica - tutto cambierebbe. Nel '43-44 di fronte ad un tentativo di organizzazione, magari armata, di un movimento separatista quell'accenno di Stato Italiano appena nato non esitò a intervenire e si arrivò alla detenzione di un capo importante di quel movimento, Finocchiaro Aprile. Per ciò ho detto che invocare la secessione è fuori dalla realtà e dal mondo d'oggi. Appare grottesco creare uno stato lombardo-veneto che calchi le scene mondiali competendo con India, Brasile, Cina o Russia. Il livello grottesco di questo basta a capire che non si può cambiare il corso della storia. Si può strillare in un prato, ma non si può cambiare il corso della storia».



«Non tocca a me fare nuove leggi, ma mi pare che ci sia la necessità di una nuova legge elettorale», ha detto Napolitano rispondendo a uno studente. È necessario, ha spiegato, ristabilire un rapporto più diretto fra elettore ed eletto, con la facoltà dell'elettore di scegliere il candidato da eleggere, «un diverso meccanismo elettorale è necessario anche per determinare un ritorno di fiducia». L'attuale sistema elettorale, ha aggiunto, «ha interrotto un rapporto che esisteva fra elettore ed eletto. Non voglio idoleggiare sistemi elettorali del passato, ma solo dire che prima c'era un collegamento più diretto». Napolitano ha ricordato di essere stato per 39 anni in Parlamento e di essere stato eletto sempre con il sistema proporzionale e solo l'ultima volta con l'uninominale maggioritario (Mattarellum). «Anche per me - ha detto - la differenza era molto forte. Prima ero candidato in una circoscrizione Napoli-Caserta e dovevo rispondere a 2,5 milioni di elettori dove, rispondi a tutti e non rispondi a nessuno. Poi invece nel mio collegio c'erano 100 mila e passa elettori, ed era necessario rispondere più puntualmente. Con l'attuale sistema elettorale con lista bloccata, ha aggiunto Napolitano, chi viene eletto in Parlamento «non ha più la necessità di mostrare competenza, attività, capacità di rappresentare il suo elettorato per non rischiare, la volta successiva, di non farcela con le preferenze. Ai miei tempi per queste cose si rischiava proprio di non essere rieletti. Oggi mi pare che non sia più così, è più importante avere buoni rapporti con il partito».



Si è rotto il rapporto di fiducia elettore-eletto e ora serve un nuovo meccanismo nella legge elettorale, ha spiegato Napolitano. «Non voglio idealizzare certo il sistema delle preferenze che vigeva prima - ha aggiunto il Capo dello Stato - perchè tutti sappiamo quali limiti avesse ma certo che c'è la necessità di un meccanismo elettorale che faciliti un rapporto di fiducia tra elettori ed eletti. In passato il sistema maggioritario uninominale creava un vincolo forte tra eletto ed elettore adesso sembra che la cosa più importante sia mantenere buoni rapporti con chi ti nomina deputato».



La politica ed anche i partiti richiedono cambiamenti, ed è necessario che i giovani di oggi si diano da fare per realizzarli, ha continuato Napolitano, rispondendo alle domande degli studenti. «In questo momento - ha detto - è fondamentale che voi restiate dentro la politica per cambiarne fortemente le modalità. Datevi da fare! In questo momento non so se si può ancora riconoscere ai partiti la vecchia funzione pedagogica che hanno avuto o una funzione al rovescio. Anche i partiti richiedono cambiamenti. Non so se saranno possibili se voi giovani decidete di ritirarvi dall'impegno politico».



Calderoli: «Napolitano è sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli - dice all'Ansa il ministro leghista - Il presidente poi sa bene che la Lega da oltre 20 anni è garanzia di democrazia». Ministro, ma sono parole decise quelle del presidente a proposito delle vostre dichiarazioni sulla secessione... «Non è la prima volta - replica Calderoli - ma il Presidente è il primo a sapere che le parole di Bossi si rifanno a quello che è un diritto naturale riconosciuto. I popoli non sono solo quelli che hanno già uno Stato con confini definiti ma ce ne sono tanti altri che spingono per vedersi riconosciuti i loro diritti. Il diritto all'autodeterminazione è stato creato proprio per quei popoli, come quello padano, che vengono maltrattati e vessati dallo Stato centrale».



Ma davvero lei crede che il popolo padano sia vessato? «Da quando è nata la Lega ripete una verità - risponde Calderoli - che è sotto gli occhi di tutti: il popolo padano non è riconosciuto a livello istituzionale ma in termini di crescita economica compete con la invidiata Germania. Cosa che lo rende ben noto alle agenzie delle entrate... Ecco, contro questo andazzo da quasi trenta anni facciamo sentire la voce delle nostre genti. Quanto al Lombardo-veneto -noi non ne abbiamo mai parlato perchè in effetti la storia non si ripete. Resta però il fatto che nel sentimento popolare delle genti del nord è rimasto come un paese del mito, una patria dell'anima, in conseguenza di una buona amministrazione».



Anche dai leghisti duri e puri arriva invece una levata di scudi, registrate da Affariitaliani.it. L'eurodeputato Mario Borghezio, colloca Napolitano tra i nemici della libertà: «Queste affermazioni del Presidente stupiscono, provenendo da una persona intelligente che conosce molto bene la storia dell'Europa. Che è una storia di libertà, come ci insegna anche Carlo Cattaneo che lo stesso Napolitano ha avuto il merito di inserire tra grandi del nostro Paese. Tuttavia oggi, con queste parole, il capo dello Stato sembra collocarsi molto stranamente tra i nemici della libertà e tra quelli che mettevano in galera i patrioti e i difensori della libertà dei popoli. Sappia Napolitano che noi padani siamo pacifici ma che molti di noi, soprattutto giovani, sono pronti ad affrontare la prigione pur di difendere l'ideale di libertà della Padania». Matteo Salvini, altro eurodeputato leghista, dice: «Il lombardo-veneto ha una storia più antica di quella della Repubblica Italiana, basta aprire un libro di scuola media. Mio figlio che fa la terza elementare studia queste cose quest'anno. Manderò una copia del libro a Napolitano così si aggiorna. Comunque ricordo che in Europa sono molti gli esempi di stati che si sono divisi democraticamente. Pensiamo al Belgio, dove le Fiandre mantengono i valloni assistiti e dove presto ci sarà una separazione democratica. Spero che il Presidente riesca a cogliere se la similitudine... sarebbe meglio per lui. Napolitano rimane un simpatico ex comunista. Fu europarlamentare e se facesse un salto a Bruxelles, capitale dell'Europa, toccherebbe con mano che la separazione è democraticamente nei fatti». E Francesco Speroni aggiunge: «Mi sembra che il capo dello Stato ci accusi di guardare indietro e intanto lui guarda a cose della prima metà del secolo scorso. Ricordo che non più di pochi giorni fa nel mondo c'è stata un'ennesima secessione, quella del Sud Sudan. Aggiungo che nell'Ue quasi la metà degli Stati oggi membri ha avuto origine da una secessione. Basta guardare un atlante storico e vedere com'era l'Europa dei primi anni del secolo scorso per rendersi conto della validità della mia affermazione. Concludo dicendo che la Repubblica Ceca e quella Slovacca hanno attuato una secessione con metodi democratici. Quindi, con tutto il rispetto delle posizioni del Presidente, ritengo che ci sia la possibilità di poter esprimere democraticamente opinioni differenti alle sue». Angelo Alessandri, presidente federale della Lega Nord dice: «Io esisto e sono padano. Per cui il popolo padano esiste, perché non sono mica l'unico».



La Padania domani in edicola titola «Io esisto e sono padano». La prima pagina del quotidiano leghista richiama le parole del presidente della Repubblica per confutarle: «Napolitano dimentica l'autodeterminazione dei popoli», scrive il giornale del Carroccio. «Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge in un articolo di Roberto Schena dedicato alla storia del secessionista Finocchiaro Aprile, ricordato dal capo dello Stato - si è scatenato contro il diritto dei popoli a scegliersi l'indipendenza, il loro diritto a non mettersi una corda al collo con la classica grossa pietra legata all'altro polo. Invece di invitare a meditare, minaccia. E indirettamente cita la galera». Un altro articolo si intitola invece «Il Lombardo-Veneto, potenza d'Europa».



Bersani: «Per fortuna abbiamo un Capo dello Stato che riesce a mettere con efficacia i puntini sulle i. La Lega non può far dimenticare con parole aggressive il non governo di questi anni - dice il segretario del Pd - La Lega risponda di quello che ha fatto e non fugga le sue responsabilità con parole pericolose». Ed Enrico Letta: «Inaccettabili le parole di Calderoli e della Lega nei confronti del presidente della Repubblica. Non c'è contraddizione tra la linea che il presidente Napolitano sta seguendo nell'interesse dell'Italia e una presunta saggezza dei popoli che certo oggi non è incarnata da Calderoli e dalla Lega. Tutto ciò fa parte del costante tentativo di delegittimare le autorità terze del sistema, che siano la Presidenza della Repubblica o la Banca d'Italia».



Idv: minacce eversive al Quirinale. «Dagli esponenti della Lega arrivano intollerabili minacce e parole volgari contro il Capo dello Stato. Il tutto proprio nell'anno in cui si celebra il 150 anniversario dall'unità d'Italia. L'Italia dei Valori denuncia le frasi offensive ed eversive degli esponenti del Carroccio contro il supremo garante della Carta e invita le sedi competenti a procedere per vilipendio al presidente della Repubblica», afferma il portavoce Leoluca Orlando. E Di Pietro dice: «Ha fatto bene il Capo dello Stato a richiamare all'ordine chi si permette di scherzare sull'Unità d'Italia e di minacciare la divisione del Paese. Purtroppo a predicare sulla secessione non sono 'quattro amici al bar' ma un ministro di questa Repubblica, Umberto Bossi, che nello specifico si occupa di riforme. Siamo di fronte a un vulnus che non si può risolvere solo con una semplice ammonizione, ma va affrontato in sede istituzionale per verificare la compatibilità con la carica che egli ricopre».



L'Udc: «Dalle inequivocabili parole contro la secessione alla necessità di una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la scelta dei candidati, fino al richiamo al rinnovamento della politica e dei partiti, come sempre il nostro presidente Napolitano riesce meglio di tutti a interpretare il comune sentire degli italiani. Non possiamo che fare tesoro delle sue alte riflessioni e lavorare perchè cambino le cose, sperando che faccia altrettanto chi si ostina ancora in queste ore a pensare che la crisi del Paese si risolva evocando la Padania e la secessione», commenta il segretario Lorenzo Cesa.



Fli: «Le parole del presidente Napolitano sono una pietra tombale sulle velleità secessioniste della Lega. La Padania non esiste e il Nord senza i risparmi e i consumi del Sud non avrebbe i risultati economici che ha», dichiara il vicepresidente Italo Bocchino.
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