Venezia. Sgozzata dall'ex, l'avvertimento:
«Aveva lanciato a terra un coltello»/ Foto

Roberta Vanin e il negozio dove è stata uccisa (PhotoJournalist)
Roberta Vanin e il negozio dove è stata uccisa (PhotoJournalist)
di Davide Tamiello
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Mercoledì 7 Luglio 2010, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:35
VENEZIA (7 luglio) - Un amore folle. Il sentimento pi grande, pi intimo, per lui era diventato un'ossessione. Una malattia. Lei, di contro, aveva ricominciato a vivere, stanca probabilmente di una storia consumata, finita, che ormai non poteva darle altro che sofferenza.



Andrea Donaglio e Roberta Vanin: due vite, due destini intrecciati da un bacio, all'inizio della loro relazione, e affogata nel sangue, sotto i fendenti di un coltello. Avevano in comune la passione per i prodotti biologici e per la cultura vegana, un vegetarismo estremo, che non prevede nella propria dieta neppure i prodotti derivati dagli animali come le uova. Lei, alta più di un metro e ottanta, bellissima, in gioventù aveva sfilato come indossatrice. Aveva lavorato come commessa per dieci anni in un negozio di abbigliamento, per poi prendere in società con il suo Andrea il "Bio Vita", l'erboristeria in cui si è consumato l'efferato delitto. Donaglio, invece, è uno stimato professore di chimica di una scuola professionale di Mirano, l'istituto "Ponti". Solare e spontanea lei, più cupo e riservato lui. Ma anche disponibile verso i giovani che allenava sui campi di basket, sia nel Veneziano che nel Padovano.



«Lei era fantastica, aveva sempre una buona parola per tutti e nel suo lavoro era il massimo - ricordano le clienti dell'erboristeria - lui era più riservato, ma comunque molto competente. Aveva sempre una certa aria di distacco, quella tipica dell'insegnante per intenderci». Le cose, tra loro, non andavano più bene da tempo. «Litigavano spesso, erano in rotta continua», dicono gli amici della coppia. Poi, il ritorno da un viaggio. Pare, stando alle voci di vicini e conoscenti, che Roberta avesse scoperto che Andrea avesse avuto una relazione clandestina con un'altra donna. La classica goccia che fa traboccare il vaso. «Lui le aveva chiesto perdono mille volte - racconta uno dei commercianti che lavora lì vicino - ma lei non ne voleva più sapere. Diventava ossessivo». Lei, da dicembre, aveva iniziata una nuova storia. Un nuovo capitolo, per tornare ad essere felice. «Lui non voleva rassegnarsi - racconta la mamma di Roberta, Gina Casarin - a questo nuovo amore. Non voleva perderla».



Quindici giorni fa, la prima minaccia. «È entrato in negozio e ha lanciato un coltello per terra. Roberta era terrorizzata - continua la madre, distrutta dal dolore - il suo nuovo fidanzato, Federico, le aveva detto: «denuncialo». Anche noi e le sue amiche. Ma lei non ha voluto. Diceva «non me la sento mamma, gli voglio bene, non posso fargli questo». I due, per un periodo, avevano vissuto insieme. Finita la relazione, Roberta era andata a vivere nell'appartamento del fratello a Crea, una frazione di Spinea. Lui, invece, si era trasferito in una casa in zona, in via Rossignago, dove viveva da solo. L'unico legame tra loro, fino al giorno dell'omicidio, era rimasto il negozio. I due erano soci in affari, anche se, di fatto, l'attività era intestata solo a Roberta. Andrea, avendo lavorato per anni in un'altra erboristeria della città, aveva maturato esperienza nel mestiere.



La loro storia finisce tra le lacrime e l'orrore, nel dolore che si riflette con tutta la sua forza nei volti di Danilo e Gina, genitori di Roberta, e di Federico, attuale compagno della donna: «Roberta, perché non l'hai denunciato quando potevi? Lui ce l'ha portata via. Ora speriamo che si riprenda, questa vicenda ha già distrutto la nostra famiglia, facendola sprofondare nel dolore. Non vogliamo che i genitori di Andrea siano costretti a provare una sofferenza così grande».
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