Vanessa Ballan, imprenditore aggredito da Bujar in un raptus di gelosia: «Ho parlato con Vanessa e mi ha rincorso in parcheggio»

Il racconto di un 49enne rivela il delirio possessivo del kosovaro. E in Comune ricordano il suo "doppio volto"

Omicidio a Riese. Imprenditore aggredito da Bujar in un raptus di gelosia: «Ho parlato con Vanessa e mi ha rincorso in parcheggio»
Omicidio a Riese. Imprenditore aggredito da Bujar in un raptus di gelosia: «Ho parlato con Vanessa e mi ha rincorso in parcheggio»
di Maria Elena Pattaro
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Domenica 24 Dicembre 2023, 15:00

Era talmente possessivo da minacciare i clienti del supermercato che avevano più confidenza con Vanessa Ballan. «Bujar Fandaj mi ha rincorso in parcheggio e ha cercato di aggredirmi solo perché ero rimasto alla cassa con lei cinque minuti per cambiare dei soldi. Quella volta ho rischiato di prenderle». A raccontare l’inquietante episodio è un imprenditore castellano di 49 anni, gestore di alcune lavanderie. Il fatto risale a un anno fa, a dicembre del 2022, quando la giovane cassiera dell’Europsin di Riese Pio X e il kosovaro erano amanti. «All’epoca mi era sembrato uno scatto d’ira - afferma il 49enne -. Pensavo che quell’uomo si fosse arrabbiato per l’attesa alla cassa e avesse “sbroccato”. Col senno di poi sono convinto invece che Fandaj fosse molto geloso».

Le minacce 

L’imprenditore ripercorre quei momenti concitati. «Ero andato a fare la spesa e ne avevo approfittato anche per cambiare alcune banconote di piccolo taglio, come faccio spesso, vista l’attività che ho. Era stata proprio Vanessa a chiedermi se avevo tagli da 5 euro perché le servivano per dare il resto ai clienti».

L’operazione aveva richiesto alcuni minuti. Prima di contare i soldi i due hanno scambiato qualche parola e qualche sorriso: «I nostri rapporti sono sempre stati cordiali». Evidentemente quella cordialità è stata mal interpretata dal kosovaro. «Era dietro di me - prosegue l’imprenditore -. Ricordo che in mano aveva soltanto un paio di cose, acquisti da poco». Fare compere, infatti, era soltanto un pretesto per controllare la sua giovane amante e tenere alla larga altri eventuali pretendenti. Per questo andava al supermercato anche più volte al giorno e si appostava al bar di fronte. «Mentre contavamo i soldi aveva iniziato a infastidirsi - prosegue -. Mi guardava in modo minaccioso e borbottava parole nella sua lingua. A un certo punto gli ho chiesto cosa volesse». Vanessa era intervenuta, nel tentativo di disinnescare la miccia di una possibile lite: «Lascia perdere» aveva detto al 49enne. «Sono corso fuori e sono salito in macchina perché quell’uomo mi faceva paura - dice l’imprenditore -. Lui mi ha rincorso e ha preso a pugni il finestrino. Sono riuscito a sfilarmi. Il tempo però di fare il giro del parcheggio e lui mi ha sbarrato la strada. Temevo di prenderle, poi invece ha desistito». 

Testa calda 


Due mesi dopo, il 49enne ha incontrato di nuovo Fandaj, in un bar di Altivole. «Appena l’ho visto ho girato i tacchi per paura che si ricordasse di me. Non volevo altri guai. Avevo capito che era un attaccabrighe. Ma non pensavo che arrivasse a uccidere - conclude amaramente l’imprenditore -. Sono sconvolto: Vanessa non meritava questa fine». Uccisa barbaramente con 8 coltellate. I sintomi della «gelosia patologica» (come l’ha definita la Procura) c’erano già. Sarebbe stato proprio quel pressing a spingere Vanessa a mettere fine a quella relazione. Ma il 41enne l’aveva presa malissimo: minacce, appostamenti, ricatti, revenge porn, fino alla decisione di ucciderla. Fandaj non accettava i “no”. Se n’erano accorti anche in Comune ad Altivole: «Era una persona in apparenza mite, tranquilla e questo poteva trare in inganno - riferisce la sindaca Chiara Busnardo -. Ma se riceveva un rifiuto esplodeva in scatti di rabbia».

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