Mai tanta siccità in Catalogna: già tre anni a secco, «la peggiore siccità della storia moderna». Il presidente della Catalogna, Pere Aragones, ha annunciato formalmente la fase di emergenza a Barcellona, nell'area metropolitana e in altri 200 comuni, a causa delle riserve idriche scese sotto il livello di guardia del 16% della capacità.
I razionamenti già in vigore nel nord della regione, previsti dal Piano speciale per la siccità (Pes), con misure progressive volte ad «anticipare gli scenari peggiori», da domani riguarderanno anche la città di Gaudì.
Ma associazioni ecologiste e residenti riuniti nella protesta «D'on no n'hi ha, no en raja» (Dove non c'è, non tagliatela) sono sul piede di guerra. La scarsità di acqua ha posto l'amministrazione comunale davanti al dilemma se tagliare l'acqua ai turisti o condannare a morte i 35.000 alberi cittadini, o almeno la gran parte delle specie verdi meno resistenti alla siccità.
Il sindaco Jaume Colboni, che si è riunito a dicembre con i rappresentanti del settore alberghiero e turistico per definire un piano di risparmio dei consumi, l'ha risolto mettendo in conto che una buona parte del patrimonio verde cittadino non sopravviverà.
Le nuove limitazioni impongono tagli dell'80% dei consumi agricoli, del 50% per gli allevamenti, del 25% nell'industria.
Mentre il limite giornaliero a persona è di 200 litri, riducibili a 160 nelle fasi successive dell'emergenza, che si prevedono in prossimità dell'estate, quando peserà anche l'alto numero di turisti. Il razionamento impone i divieti di usare acqua potabile per lavare auto, strade e spazi pubblici, alimentare fontane e riempire piscine private, incluse quelle degli alberghi, con acqua che non sia di mare o riciclata.
Divieto di docce sulle spiagge e di usare l'acqua potabile per l'irrigazione di alberi e vegetazione urbana, sospesa per gli arbusti e cespugli e mantenuta solo per alberi e giardini storici, per evitare che muoiano, e solo con acqua di provenienza freatica.
Secondo le statistiche di Barcelona Region citate da El Pais, è proprio il settore alberghiero a preoccupare, con il consumo medio per turista di oltre 545 litri giornalieri in hotel da 5 stelle, 373 in quelli di 4 stelle, 232 in quelli di 3 stelle e così via, molto superiori alla media domestica. E contro lo sperpero di jacuzzi e piscine è diretta la rivolta degli ambientalisti e dei barcellonesi, che denunciano «l'azione interessata e di partito» che ha portato a successive modifiche del Pes, come nell'estate scorsa quando, nonostante la grave siccità, fu permesso agli alberghi di riempire le piscine ritardando l'entrata in vigore delle sanzioni.
Secondo i collettivi, «il modello agrario e di allevamento intensivo industrializzato è la principale causa di contaminazione del 57% delle acque sotterranee», che rendono inutilizzabili le fonti freatiche nei periodi di siccità. Così come «non è sostenibile l'attuale modello di crescita basato sull'edilizia, il turismo e i grandi eventi internazionali». Come quelli ospitati dalla Fira di Barcellona, a partire dal Mobile World Congress dove a fine febbraio, in piena emergenza siccità, sono attesi 100.000 visitatori.