San Pietroburgo, bombe nella metro:
14 morti. «In azione kamikaze kirghiso»

San Pietroburgo, bombe nella metro: 14 morti. «In azione kamikaze kirghiso»
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Martedì 4 Aprile 2017, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 11:40

Un'attentato «terrificante» ha sconvolto San Pietroburgo, l'antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l'incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un'esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando, secondo il governo, almeno 14 morti e 45 feriti, 13 dei quali gravi.
 

 

A compiere l'attentato sarebbe stato un kamikaze di nazionalità russa e di origine kirghisa. Lo ha reso noto il comitato di stato kirghiso per la sicurezza nazionale. L'agenzia di intelligence ha precisato che sta cooperando nelle indagini con le autorità russe. Secondo la stampa britannica, che cita sempre i servizi di sicurezza kirghisi (Gknb), l'attentatore si chiama Akbarzhon Jalilov, è nato a Osh e ha 22 anni (è nato nel 1995)

Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente - un chilo di tritolo - di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di «corpi lesivi» (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l'impatto mortifero.

Il Comitato Investigativo russo nel pomeriggio ha confermato di aver lanciato un'indagine per «terrorismo» ma ha sottolineato che ogni altra ipotesi verrà analizzata. Le piste privilegiate, ad ogni modo, sono quella «estremista», dunque di matrice islamica, e quella «nazionalista». La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata - stando a quanto riporta Interfax - gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l'ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere.

Stando a Fontanka, portale di San Pietroburgo, l'attentatore - i media hanno mostrato anche immagini prese dalle telecemere di un giovane con un parka rosso, cappello blu ed occhiali - avrebbe già un nome: Maxim Arishev, 22enne kazako. La certezza però verrà solo con l'esame del Dna. Tramontata poi anche l'ipotesi 'dell'uomo con la barba', la cui immagine - l'identikit tipo dell'estremista islamico - era stata diffusa dai media russi come uno dei possibili responsabili dell'attentato: il sospettato si è infatti presentato alla polizia e ha detto di non aver nulla a che fare con la tragedia di oggi. «Un aspetto fin troppo convincente», aveva d'altra parte commentato su Facebook Gleb Pavlovsky, ex spin-doctor del Cremlino e ora critico di Putin. Il suo scetticismo sembra aver avuto ragione.

Il presidente russo poco dopo l'attentato ha espresso le «condoglianze» alle vittime e ha assicurato che le autorità condurranno indagini a tutto campo. In serata si è poi recato nei pressi della fermata Tekhnologicheskiy Insitut e ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime, senza però rilasciare dichiarazioni. Secondo Pavel Felgenghauer, esperto militare e di sicurezza, il timore è che ci si trovi di fronte a uno 'sciame terroristico', dalle conseguenze politiche potenzialmente
«profonde». Il Paese, d'altra parte, è appena stato scosso da un'ondata di proteste, in cui molti russi, in maggioranza giovanissimi, si sono scagliati contro la corruzione.

«Le autorità - ha spiegato in un colloquio con l'ANSA - potrebbero voler sfruttare l'attentato per sopprimere ogni tentativo di manifestazione». L'ipotesi non è del tutto campata per aria. In tv si sono già udite alcune voci - come lo scrittore Alexander Prokhanov - che hanno legato l'attentato alle proteste, individuando in una misteriosa »fonte estera« la regia di entrambi gli eventi. L'obiettivo sarebbe quello di «destabilizzare il Paese» nell'anno che precede le elezioni presidenziali, previste per il marzo del 2018.

Dall'Italia, intanto, sono arrivati messaggi di cordoglio dal premier Paolo Gentiloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a giorni sarà in visita ufficiale a Mosca. Al momento non si ha alcuna segnalazione di italiani che non siano in contatto con le famiglie, ma per escludere con certezza il coinvolgimento di connazionali bisognerà probabilmente aspettare. 

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