La presa di posizione del ministro Alfano fa seguito alla chiusura della cosiddetta "rotta balcanica". Secondo il quadro delineato ieri a Bruxelles, l'Unione Europea è ben consapevole del rischio che il flusso dei migranti in arrivo dalla Turchia, ora che la rotta dei Balcani Occidentali si sta chiudendo, prenda rotte alternative, come quella del Mediterraneo Centrale o quella dell'Albania, anche se al momento non si ha evidenza di uno spostamento massiccio del flusso.
La Slovenia ha infatti annunciato la piena reintroduzione del codice delle frontiere delle Schengen, per mettere fine "alle attuali modalità di migrazione attraverso i Balcani Occidentali". Anche la Croazia e la Serbia hanno annunciato misure simili. Il confine tra Grecia e Macedonia sta diventando sempre più difficilmente valicabile e nell'area di Idomeni, nella regione greca della Macedonia Centrale al confine con la Fyrom (Macedonia) si ammassano migliaia di migranti (la settimana scorsa il commissario europeo Christos Stylianides ne aveva stimati 12-15mila).
Tutte queste nuove barriere potrebbero cambiare la situazione.
Il rischio che il flusso si ridiriga verso altre rotte, magari più a ovest, eventualità che potrebbe interessare direttamente l'Italia, è concreto e ben presente alle autorità europee, sia alla Commissione che al Consiglio, che monitorano la situazione e si preparano ad affrontare eventuali emergenze. Tuttavia "il rischio che si apra una falla da un'altra parte non è un buon motivo per non tentare di tappare la falla principale".