ROMA - Dopo una corsa con il cuore in gola il marito l'ha trovata in giardino, tranquilla, in piedi accanto al capannone ancora fumante.
Lei lo ha guardato negli occhi e gli ha detto con freddezza agghiacciante: «Dieci minuti di urla e poi è finito tutto». Nel capannone c'erano i corpi carbonizzati delle tre figlie della coppia: Omy, due anni, Abbygail, quattro, e Madyson, sei, rinchiuse lì dalla donna, Thioro Mbow, 35 anni, che aveva riempito la stanza di carta per poi sbarrare la porta e appiccare il fuoco. E' successo mercoledì a Lennik, un paesino vicino a Bruxelles, in Belgio.
La pazzia si è scatenata nella mente di Thioro quando ha ricevuto la lettera di un avvocato con la quale il marito, il 55enne Hellmut Ulin, le chiedeva la custodia delle bambine: quella scintilla è bastata a innescare una tragedia inimmaginabile.
«Ascolta le loro urla - gli ha detto mentre le piccole morivano tra le fiamme che si levavano alte - Anch'io le sento, ma non farò nulla per salvarle. Faresti meglio a sbrigarti e correre qui, ma quando arriverai sarà troppo tardi per salvarle: non sopravviveranno. Non ti consegnerò mai le mie figlie».
Helmut è saltato subito in macchina e si è precipitato a casa sua telefonando nel frattempo alla sorella che vive nelle vicinanze. Quando è arrivato, però, non c'era più nulla da fare, proprio come aveva detto Thioro: troppo tardi per salvarle. Lei, che è stata subito arrestata, era lì davanti, fredda e impassibile, senza neanche una lacrima. «Dieci minuti di urla e poi è finito tutto» gli ha detto. Ma non sarà così.
L'incubo di quel rogo e di quella follia resterà per sempre nella vita di Helmut e della sorellina delle bimbe, Dyarra, 9 anni, nata da una precedente relazione della donna con un altro uomo, che era a scuola mentre le sorelle morivano. Lo stesso incubo che perseguiterà per sempre anche Thioro e che sarà più duro degli anni di carcere che la aspettano.