L'estate prosegue dunque con «una grande proliferazione della Pelagia nel Mediterraneo occidentale, mentre in Alto Adriatico è tornata dopo quasi un secolo la Drymonema dalmatinum, la medusa più grande del Mediterraneo con un cappello di circa 80 cm» segnalano gli esperti.
In Alto Adriatico è tornata la Drymonema dalmatinum, una specie descritta per la prima volta nel 1880, poi riavvistata solo nel 1940, e poi più nulla per decenni. Di questo maxi animale marino sono tre gli avvistamenti al largo di Lignano, poi a Pirano e un altro, addirittura di 80 cm di diametro, spiaggiato a Muggia (Trieste). È una specie rarissima, e ci sono pochissime segnalazioni.
Gli operatori studiano intanto «l'installazione di reti anti-medusa nelle spiagge libere, sia misure di sostegno, come avviene per le calamità naturali, a quegli esercenti degli stabilimenti che devono fare un investimento non irrilevante» per spegnere l'allarme dei bagnanti rispetto a queste specie marine urticanti. E se le crisi possono diventare opportunità, secondo Boero non andrebbe sottovalutata l'idea dell'avvio un turismo per le meduse.
«Sono specie non aggressive, e viste a debita distanza con una maschera uno spettacolo a mare aperto tra i più affascinanti: sono animali bellissimi» afferma.
Affascinanti anche gli scenari tecnologici di monitoraggio dell'ecosistema marino: stiamo studiano con Issia del Cnr e Ismar sensori remoti per gli 8400 km di coste italiane, come droni volanti e sottomarini, annuncia infine Boero.