LA CAUSA CIVILE
Dopo l'incidente stradale del 2008, la vittima aveva ottenuto un risarcimento di 450mila euro da parte delle assicurazioni. Abitava nella Marca, dove aveva acquistato casa assieme all'allora compagno: il mutuo era cointestato. L'ex aveva dotato l'abitazione di montacarichi, letto e attrezzature per la drammatica condizione del giovane. Nel 2009 la madre viene nominata amministratrice di sostegno e riporta il figlio in Friuli. A richiamare l'attenzione della Procura sarà un'azione civile dell'ex compagno, avviata dopo che la 73enne ottiene lo scioglimento della comunione dell'immobile cointestato al figlio. A quel punto l'ex chiede il rimborso delle rate non pagate. Il Tribunale di Treviso gli dà ragione: la mamma deve versare 21mila euro e altri 11mila per le spese di giudizio. La Corte d'appello di Venezia conferma la sentenza, ma la madre non paga. È il 2016. Viene avviata una procedura di pignoramento e si scopre che il conto corrente è praticamente vuoto. Quando l'ex compagno, a cui vengono corrisposti solo 1.421 euro, segnala la situazione al giudice tutelare di Pordenone, emerge che la madre dal 2009 non presenta le rendicontazioni annuali. La donna viene convocata e sollecitata a depositare le movimentazioni effettuate nel conto corrente del figlio, ma non si presenta all'appuntamento con il giudice.
L'INDAGINE
Cominciano le verifiche sul conto corrente del giovane invalido. I finanzieri scoprono che nel giro di otto mesi le risorse finanziarie, pari a 504mila euro, vengono quasi prosciugate attraverso continui prelievi e bonifici, numerosi dei quali a favore di conti correnti intestati alla nipote di Portogruaro.
Quest'ultima - impiegata in un istituto di credito - tra marzo e maggio 2011 ha beneficiato di 7 bonifici per 72mila euro. Con la causale prestito infruttifero sono stati poi spostati 139mila euro nel conto di una società amministrata dalla cugina della vittima. I restanti 263mila euro sono stati effettivamente utilizzati dalla madre - con il consenso del giudice tutelare - per acquistare e ristrutturare una casa che fosse compatibile con le gravi condizioni di salute del figlio. È per questo che il gip Piccin ha disposto il sequestro preventivo limitatamente ai 241mila euro drenati quasi per intero e senza giustificazione verso i conti della cugina. L'INTERROGATORIO La vittima di questa vicenda adesso ha un nuovo amministratore di sostegno: la madre è stata revocata dal giudice. Negli ultimi dieci anni la donna si è dedicata totalmente al figlio. Un'assistenza che la impegna 24 ore su 24, perchè lui non è autosufficiente e dipende totalmente dal prossimo. A difenderla c'è l'avvocato Francesco Longo. Che cosa è successo? Il legale è sintetico, ma lascia capire che potrebbero esserci dei colpi di scena: «Lo stato di necessità - ha commentato rimarcando la buonafede della donna - giustifica la condotta della madre, che è stata irreprensibile. Ci sono altre persone che verranno chiamate a rispondere delle loro condotte». La madre era l'unica delegata a operare sul conto corrente del figlio. Dovrà spiegare perchè le somme, trasferite sul proprio conto personale tra il 2010 e il 2011 per un totale di 451mila euro, sono state in parte trasferite sui conti della nipote e di una società. L'occasione l'ha avuta già ieri pomeriggio, quando è stata interrogata dai finanzieri. «È stata collaborativa - ha detto il suo legale - Ha chiarito tutto».