Concordia, 27 anni per Schettino
"Le altre colpe non cancellano le sue"

Concordia, 27 anni per Schettino "Le altre colpe non cancellano le sue"
5 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Aprile 2016, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 17:46

FIRENZE - Il sostituto pg di Firenze, Giancarlo Ferrucci, ha chiesto una condanna in appello per Francesco Schettino a 27 anni di reclusione e tre mesi di arresto al termine della sua requisitoria. Il pg ha ridefinito le pene per i reati di naufragio, omicidio e lesioni plurimi colposi, abbandono, false informazioni alla capitaneria. 

Nel dettaglio il sostituto pg Ferrucci ha chiesto 9 anni di reclusione (8 anni di pena base più aggravante della colpa cosciente) per naufragio colposo contro i 5 anni di reclusione decisi in primo grado dal tribunale; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (32 morti e decine di feriti), compresa l'aggravante di colpa cosciente che in primo grado non era stata accordata a questa imputazione e contro i 10 anni della condanna inflitta a Schettino; 3 anni per abbandono di persone incapaci a bordo della nave (anziché 1 anno del primo grado). Totale, 27 anni di reclusione, contro i 16 totali della condanna in primo grado. Inoltre per le false informazioni alla capitaneria, il pg ha chiesto 3 mesi di arresto.

Il pg ha respinto le richieste della difesa contenute nei motivi di appello, tra cui la riapertura del dibattimento per sentire il cartografo Simone Canessa e la plancia di comando, in particolare gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, più il timoniere Jacob Rusli Bin. Inoltre ha respinto l'ipotesi di un confronto Ambrosio-Schettino, la nuova discussione della maxi-perizia sull'incidente del Giglio. Nel processo di primo grado «la procura di Grosseto ha scelto la colpa cosciente, scelta del tutto corretta - ha detto Ferrucci -. Che però non è stata condivisa dal tribunale, che dice che non vi è la piena prova che Schettino abbia previsto il rischio della morte di persone dopo l'urto. Il grado della colpa riguarda il singolo. Il ruolo dominante va adeguatamente sanzionato in termini di pena» per questo «chiedo 27 anni di reclusione e tre mesi di arresto».


LA REQUISITORIA DEL PM La difesa di Francesco Schettino ha presentato una relazione coi motivi di appello che «è frontale» e «distruttiva» della sentenza di primo grado e «mostra un limite generico in questo approcciarsi a un dibattimento che comunque è stato esaustivo e esplicito e basato su prove documentali e non», inoltre «non si può dire che la colpa fu di altri, fu anche di altri. Ma ciò non cancella le colpe di Schettino». Lo ha detto nella sua esposizione il pm di Grosseto, Alessandro Leopizzi, intervenendo al processo di appello sul naufragio della Costa Concordia aperto a Firenze.

Leopizzi, che affianca il sostituto della procura generale distrettuale, Giancarlo Ferrucci, ha ripercorso la vicenda partendo dalla rotta sbagliata che condusse la nave contro gli scogli. E a proposito dei rilievi di appello della difesa di Schettino, sulle responsabilità degli ufficiali e del timoniere in plancia di comando, ha specificato: «Non si dica che la colpa è dell'ufficiale di guardia Ciro Ambrosio», che sostituiva Schettino - mentre era a cena - al comando della plancia. «La colpa è anche di Ambrosio», ha proseguito il pm, ricordando che ha patteggiato per questo. Ma «l'eventuale colpa di Ambrosio non cancella le colpe di Schettino», e «comunque Ambrosio non porta mai la nave fuori dalla rotta» che fu ordinata da Schettino, «lui rallenta l'esecuzione dell'accostata al Giglio, costringendo chi subentrerà a andare più deciso», cioè lo stesso Schettino.

La difesa, ha criticato ancora Leopizzi, «chiede come motivo di assoluzione, non di far cadere la colpa cosciente, ma il fatto che Schettino non sapeva dove era la nave», «e anche il solo pensare questo fatto, è confessorio di per sé di una colpa di Schettino». Il pm Alessandro Leopizzi ha poi evidenziato tra i profili di colpa «il non aver rispettato Ambrosio, che ha patteggiato anche per questo, tutto quello che postula un passaggio di consegne. Ma non doveva essere solo lui a tirare la giacca aSchettino per fare il passaggio di consegne, sarebbe stato compito anche del comandante».

Riguardo alle manovre del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, messe in luce dalla difesa come concausa non abbastanza considerata del disastro, il pm Leopizzi ha detto: «Rusli bin fece un errore solo» e non otto, come invece la difesa ricostruisce, quando la nave era a brevissima distanza dagli scogli. Ma «ogni 4-5 secondi c'è un ordine diverso, anche completamente opposto - ha affermato Leopizzi - E l'ottavo errore direi che è il primo e unico di Rusli Bin, quando Schettino in pratica dice al timoniere di fare una specie di controsterzo, virando di 20 gradi a sinistra per controbilanciare la velocità della poppa in rotazione. È l'unico ordine non eseguito tempestivamente, probabilmente il timoniere sbaglia la parola o il concetto».

«Rusli Bin fa un errore solo, ma per fioritura ne germogliano otto.

Lui ha la sua responsabilità, e gli è stata ascritta per colpa col patteggiamento», ma è solo questo, intende dire in sostanza il pm, e non può la difesa ritenere perciò meno pesante la colpa di Schettino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA