San Benedetto, altro stop (sperimentale) per il pesce azzurro. L'imprenditore Marinangeli: «Basta imposizioni dall’Europa»

Le barche della piccola pesca
Le barche della piccola pesca
di Alessandra Clementi
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Lunedì 23 Ottobre 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 12:25
SAN BENEDETTO - Torna il fermo pesca, stavolta per il pesce azzurro, accompagnato da polemiche e disagi. Nel mese di novembre infatti si fermeranno le volanti che pescano alici e sgombri, con problemi per tutto l’indotto a partire dai commercianti. Da qui l’appello dello storico negoziante all’ingrosso Lorenzo Marinangeli affinché l’Europa sospenda questo provvedimento arrivato già al terzo anno.  


La petizione


Si tratta di un fermo sperimentale, già applicato da due anni, che riguarda il pesce azzurro. Il secondo dell’anno, visto che ad aprile le imbarcazioni si sono già fermate per le alici mentre a novembre lo stop sarà destinato alla riproduzione delle sardine. C’è stata anche una petizione da parte dei marittimi proprio per interrompere tale blocco della pesca ma senza risultati. «Le nostre barche specializzate in pesce azzurro - spiega Marinangeli - hanno firmato perché non vogliono fermarsi. Si tratta di stop imposti in maniera sperimentale dall’Europa. Spero che in futuro ci si ravveda. Non si può bloccare un settore per due mesi all’anno. E’ inconcepibile». La soluzione proposta è quella di concentrare tutto lo stop nel mese di agosto, sia per lo strascico che per il pesce azzurro così da attutire i danni e le conseguenze che si riversano su un intero indotto, comprendente commercianti all’ingrosso e pescherie per non parlare della ristorazione, che per ben tre volte all’anno deve fare i conti con il pesce che non arriva.

Il tutto in un tratto di mare consistente che comprende da San Benedetto a Termoli, mentre nel mese di dicembre si fermeranno da Ancona fino a Trieste. «Ancora una volta siamo di fronte a un’imposizione dell’Europa – prosegue Marinangeli - come quando chiede un 20% in più di aree protette per far realizzare parchi marini. Ma un paese per crescere ha bisogno di lavoro e non di fermi biologici. La pesca è arrivata ai minimi termini. L’Europa tende a ridimensionare questo settore già in crisi, mentre favorisce il consumo di pesce sintetico e di oltre oceano a discapito delle nostre imprese. Così si viene a perdere la nostra economia, soprattutto per i territori che si basano sulla pesca». Criticità che secondo i marittimi vanno a sommarsi al caro gasolio e alle continue norme e restrizioni imposte. Viene sottolineato inoltre come nel mese di novembre la pesca sarebbe candidata a essere più redditizia non essendoci le lampare che in inverno, uscendo di notte, pescano di meno, mentre la volante è favorita lavorando durante il giorno. 


Le telecamere


Altro aspetto dolente è l’imposizione, sempre le normative europee, delle telecamere a bordo, al riguardo Marinangeli tuona: «Si tratta di strumenti che solitamente vengono impiegati come deterrente verso chi commette illeciti ma i pescatori non sono criminali. Sulle imbarcazioni insistono mille regolamenti, la rintracciabilità, già i long book ovvero i giornali di bordo. Già chiedono di rispettare regole e vincoli ora l’impiego delle telecamere mi sembra davvero troppo si intacca anche la privacy dei lavoratori».

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