CORROPOLI - Cala il sipario anche sull’ex Bentel Security oggi Johnson Control Italia. Sessanta persone destinate a restare senza lavoro e nessuno spiraglio di trattativa. Una chiusura senza trattative e senza possibilità di negoziare, arrivata come un fulmine a ciel sereno. Con le maestranze che stamattina si riuniranno in assemblea davanti allo stabilimento per chiedere aiuto ed evitare che anche questa azienda possa chiudere battenti.
Ieri si è tenuto l’incontro tra la dirigenza e i sindacati. I vertici della Jonhson Control erano rappresentati da Leonardo Bitetto (country manager), Luca Spezzaferri (plant manager) e Mike Audus (vicepresidente), assistiti dal dottor Salvatore Spadaro della Confindustria Teramo. Per le rappresentanze sindacali c’erano Nastascia Innamorati (Fiom Cgil), Marco Boccanera (Fim Ciscl) e tre Rsu.
Nella nota a firma dei sindacati si legge: «L’azienda ha scelto unilateralmente di chiudere le attività produttive dello stabilimento di Corropoli, condannando 60 lavoratrici e lavoratori al licenziamento. Questa decisione ci lascia esterrefatti dato che l’incontro era stato previsto per discutere della proroga del contratto di solidarietà già in essere dal 2021».
La produzioni delocalizzate
Le produzioni saranno spostate negli stabilimenti messicani, tedeschi e della Repubblica Ceca «senza tener conto, secondo i sindacati, del know-how delle maestranze locali e dell’esperienza maturata sui prodotti antincendio e antifurto, gettando al macero 40 anni di conoscenze, competenze e risorse dello stabilimento di Corropoli».
Per Innamorati e Boccanera c’è stata una totale mancanza di una strategia industriale che ora sta portando all’ennesima decisione senza senso a discapito di lavoratrici e lavoratori, sempre più delusi, arrabbiati e stanchi della doppia faccia della multinazionale, che finge un rapporto costruttivo ma che si sta rivelando totalmente disattenta ai suoi stessi collaboratori. Per questo è stata indetta un’assemblea pubblica, nel varco antistante lo stabilimento, dalle 10 alle 12 con la speranza di far rientrare questo piano socialmente devastante con 60 famiglie che rischiano di non avere un reddito nei prossimi mesi.