COMUNANZA - Un’altra stagione difficile per la produzione del tartufo bianco pregiato dei Sibillini. Ad un mese dall’apertura della raccolta, i risultati sono negativi. La causa principale, ormai da qualche tempo, è la siccità. Anche quest’anno, la mancanza di piogge a luglio e agosto non ha permesso una crescita adeguata del prodotto. Dunque quantità molto scarse. «Il clou della maturazione e della produzione di solito arriva verso metà novembre ma se non ci saranno le piogge nelle prossime settimane si rischia una stagione brutta per il bianco pregiato» sottolinea Annarita Angellozzi, responsabile de Il Tartufo del Poggio di Venarotta. Il bianco pregiato, non coltivabile, predilige le zone assai umide come le rive dei fossi. Ma purtroppo i terreni rimangono aridi per la mancanza di pioggia.
La siccità non è l’unico pericolo.
Occorre recuperare gli habitat di un tempo, con incentivi per la pulizia dei terreni abbandonati, lungo i fossi, nei luoghi favorevoli alla nascita. «Deleterio poi il prolungamento della raccolta del bianco pregiato fino al 20 gennaio anziché fino al 31 dicembre, deciso già lo scorso anno dalla Regione» commenta il presidente dell’associazione Tartufai e tartuficoltori Serafino Fioravanti. «Crea un ulteriore danno – aggiunge - per la produzione negli anni futuri. La riproduzione del tartufo, con la formazione di nuove aree produttive o l’accrescimento di quelle esistenti, necessita che alcuni esemplari restino nel terreno. Saranno poi gli animali micofagi che mangiandoli disperderanno con le feci le loro spore nell’ambiente, garantendo così la propagazione della specie».
Per questa stagione maggiori aspettative sono riposte nel nero pregiato, sempre che arrivino le piogge, anche se questa tipologia ha meno bisogno di acqua. La raccolta partirà a dicembre. Quasi tutta la produzione avviene nelle tartufaie, delle quali, il territorio dei Sibillini, ha la più alta densità regionale, con diverse centinaia di ettari, rappresentando, un’economia agricola integrativa di forte peso. Problemi, però, anche per la produzione del nero negli ultimi anni. Infatti, dicono gli esperti, la maggior parte delle tartufaie sono in fase di esaurimento produttivo, e non ci sono più terreni disponibili.