Ascoli, volevano sfregiare il giudice
con l'acido. Arrestati due tunisini

Ascoli, volevano sfregiare il giudice con l'acido. Arrestati due tunisini
3 Minuti di Lettura
Martedì 12 Gennaio 2016, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 12:49
ASCOLI - ​Per la Procura pianificarono, dal carcere di Marino, un tentativo di aggressione nei confronti del giudice Giuliana Filippello che volevano sfregiare con l’acido. Per questo a due tunisini, già dietro le sbarre per altri reati, è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare per tentate lesioni personali gravissime, aggravate ed in concorso. Si tratta di B. A. M di 25 anni, e B. F. A. di 30. Il pubblico ministero Stefano Gallo del tribunale di L'Aquila, titolare del fascicolo, ha avanzato al Gip dello stesso tribunale la richiesta di emissione di misura cautelare per i due, in carcere a Trani e Viterbo, provvedimento che è stato notificato due giorni fa agli stessi.

Nel mese di gennaio 2015 B. A. M. e B. F. A. vennero arrestati per spaccio di sostanze stupefacenti. Qualche tempo prima si era verificato un fatto inquietante: quattro tunisini durante la notte, dopo essersi introdotti all'interno dello chalet "Medusa" di San Benedetto del Tronto, cosparsero il locale di liquido infiammabile e dettero fuoco. Il motivo del’'azione era legato al fatto che in precedenza era stato negato loro l'ingresso nel locale in quanto sospettati di spacciare droga. Attraverso la visione del filmato registrato dalle telecamere di sicurezza, i carabinieri individuarono i responsabili e misero i loro telefonini sotto controllo. Venne fuori che nella città rivierasca agiva una banda, tutte persone provenienti dalla Tunisia, che era dedita allo spaccio.

Fra questi c’erano anche B. A. M. e B. F. A. che vennero arrestati. Nella casa circondariale di Marino del Tronto B. A. M. ebbe un violento alterco con un compagno di cella, un cinquantenne di Castel di Lama, che a seguito di una spinta ricevuto, picchiò il capo sul pavimento ed andò in coma. Trasportato al neurochirurgico di Torrette l'uomo morì a distanza di tre giorni. B. A. M. ricevette il provvedimento giudiziario in cui era accusato di omicidio preterintenzionale aggravato. Nel corso di un colloquio in carcere presso il carcere di Marino del Tronto, B. F. A., secondo la Procura, dette disposizione alla moglie affinchè incaricasse un suo amico di compiere un'azione ritorsiva nei confronti del Gip Giuliana Filippello che qualche giorno prima gli aveva rifiutato la concessione degli arresti domiciliari.


Il complice avrebbe dovuto avvicinare il magistrato e gettargli al volto del liquido corrosivo. Oppure seguirla mentre si trovava alla guida della sua auto e provocarle un incidente grave. B. F. A. e sua moglie erano ignari che la loro conversazione veniva registrata grazie ad una “cimice” posizionata in maniera strategica. Anche B. A. M. aveva preparato un attentato all’incolumità del Gip Giuliana Filippello. Il tunisino avrebbe dovuto comparire davanti al magistrato per l'interrogatorio di garanzia per l'accusa di omicidio preterintenzionale. Il 13 aprile 2015 il venticinquenne si presentò davanti al magistrato occultando una lametta nel cavo orale.

Grazie alle particolari misure di controllo predisposte dagli agenti di Polizia Penitenziaria, predisposte per difendere l'incolumità del magistrato, il detenuto rinunciava all’azione estraendo dalla bocca la lametta e minacciando di fare del male a se stesso e a chiunque gli si fosse avvicinato. A nulla valsero i tentativi di calmarlo: si ferì al collo ed alle braccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA