Pronto soccorso ancora a secco di medici: «L’ultima speranza ora è il premier Draghi»

Pronto soccorso ancora a secco di medici: «L’ultima speranza ora è il premier Draghi»
Pronto soccorso ancora a secco di medici: «L’ultima speranza ora è il premier Draghi»
di Sabrina Marinelli
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Lunedì 14 Marzo 2022, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14:52

SENIGALLIA -  Solo lo Stato può sbloccare la situazione del Pronto soccorso e, nel frattempo, si va avanti con ordini di servizio. Il caso di Senigallia, rimasta con cinque medici oltre al primario, è il più estremo di una situazione generalizzata.

«Mercoledì prossimo ci sarà un incontro con il ministro Speranza – spiega Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità –, a cui tutte le regioni chiederanno i termini per risolvere alacremente il problema della mancanza di personale nei Pronto soccorso, 118, continuità assistenziale e medici specializzati. Solleciteranno provvedimenti per risolvere la situazione». 


L’incontro era stato chiesto al premier Draghi, occupato con il conflitto in Ucraina.

La carenza di personale medico, che nell’ospedale cittadino ha raggiunto un record negativo, soprattutto per il Pronto soccorso, è diffusa ovunque. Sono tre gli ostacoli. I medici non sono sufficienti, in generale, poi quelli specializzati per il Pronto soccorso sono sempre meno. E’ quindi necessario che il Governo autorizzi una deroga alla normativa, permettendo di utilizzare nel reparto di emergenza anche chi non lo è. Infine, c’è scarso interesse per specializzarsi in Medicina d’urgenza anche per una questione economica.

«Sono più remunerative le prestazioni in altre specializzazioni» spiega l’assessore Saltamartini. In attesa di risposte dal Governo, le aziende sanitarie dovranno organizzarsi con il personale interno, tramite ordini di servizio, come già accade. «L’organizzazione del servizio è affidata per legge alle aziende – dice l’assessore - che utilizzano gli strumenti del Codice civile, come previsto per tutte le imprese private». Riguardo all’appello al prefetto, rivolto per la seconda volta dal primario del Pronto soccorso e dal direttore dell’ospedale, aggiunge: «Il prefetto rappresenta il Governo nella Provincia, può essere utile per far arrivare sul tavolo del ministro dell’interno e del premier Draghi il fatto che la sanità di tutte le Regioni deve poter superare il problema del numero chiuso a Medicina e delle specializzazioni, che non coprono neppure il turno over, e soprattutto il tema dei trattamenti che limitano l’accesso alle specializzazioni nel 118 e della medicina d’urgenza». 


Il ricorso al prefetto, quindi, potrebbe risultare una scelta vincente anche se l’assessore precisa che bisogna capire se la gerarchia sia stata rispettata da parte del primario e del direttore. «I dirigenti delle aziende hanno un dovere di lealtà e di subordinazione al datore di lavoro pubblico – spiega -, rappresentato non dagli organi di indirizzo politico, assessore e giunta regionale, bensì dai vertici delle aziende, Storti e Guidi – precisa l’assessore Saltamartini -. Occorre capire se il percorso gerarchico sia stato rispettato. Si valuti che per la giunta contano i risultati, il contenuto e la qualità dei servizi sanitari, non i mezzi impiegati per raggiungerli che, naturalmente, devono essere leciti e previsti dall’ordinamento». In conclusione alla politica interessa che tutto funzioni ma non come si arrivi a questo obiettivo, purché ci si muova nei termini di legge, ovviamente.

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