Ancona, il padre del 14enne che si è gettato dal terzo piano del liceo Savoia: «È vero, gli ha dato quel 2 dopo la settimana bianca. Si sentiva mortificato»

La voce dal reparto di Rianimazione di Torrette

Il padre del 14enne: «È vero, gli ha dato quel 2 dopo la settimana bianca»
Il padre del 14enne: «È vero, gli ha dato quel 2 dopo la settimana bianca»
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 20 Febbraio 2024, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 17:27

ANCONA Parla veloce, il padre del 14enne che s’è gettato dal terzo piano della sua scuola, lo scientifico Savoia. Garbato, il genitore, in un sussurro, legittima la concitazione del momento: «Sono in Rianimazione, all’ospedale di Torrette, accanto a mio figlio». Sollecita comprensione: «Sono preoccupato, l’avrebbero dovuto spostare in reparto questa sera. Hanno rimandato a domani (oggi, ndr)». Allenta la tensione che lo tormenta da sabato mattina quando, per orgoglio, il suo ometto ha reagito, all’onta di un brutto voto, con un salto nel vuoto. Giù, nella vertigine per dieci metri, giù, nel baratro per un 2 dopo un’interrogazione che non doveva esserci.

La pietas

Si lascia andare alla cronaca emozionale degli attimi peggiori, il papà: «L’ho vista davvero brutta, ero convinto di arrivare lì, di fronte al liceo, e che non ci fosse più nulla da fare».

La voce, nel tono, cerca un angolo di pace. «È fuori pericolo, è stato miracolato dal Signore». Smussa gli angoli più pungenti del dolore e non concede spazio al risentimento. È il tempo della pietas per quell’uomo che, nella fede, rintraccia tregua e risposte. «Non giudico. Questa storia insegnerà a tutti qualcosa», la sua pacatezza è già un esempio, per molti. «L’umore di mio figlio? S’è pentito del gesto estremo che ha compiuto. Non accadrà più». Il racconto s’insinua nei rivoli della vita, che riprende a scorrere, come un sollievo. «Mio figlio - la levità della narrazione qui equivale a un mormorio di conforto - vuole tornare nella stessa scuola, addirittura l’avrebbe voluto fare già da domani (oggi, ndr)». Uno slancio frenato dalle ferite del corpo, più che dell’anima, di quello studente fiero e determinato.

Riordina, cuore di padre, gli elementi temporali precedenti a un dramma che il fato non ha convertito in tragedia. Il terreno molle d’umidità ha attutito il colpo e salvato quell’esistenza ancora all’esordio sul mondo.

Gli esiti

«Eravamo da poco tornati da una settimana bianca - riprende a seguire una sequenza dagli esiti inaspettati - e mio figlio ha tentato di recuperare le materie in cui era rimasto indietro». La sua amarezza: «Non è riuscito su tutto: è arrivato quel 2, tutto vero». L’umiliazione che ha scatenato l’imponderabile. «Da sempre bravo - è al suo fianco - s’è sentito mortificato di fronte alla classe». Ricostruita l’anatomia della caduta, torna a dire: «Non giudico. Questa storia insegnerà qualcosa». Lui già lo fa, nel ringraziare tutti coloro che, domenica sera, si sono stretti attorno a lui in preghiera, a Santa Maria della Misericordia. Per il suo ometto.

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