La ditta intascava i canoni dei loculi invece di versarli al Comune, a processo il legale rappresentante

Il cimitero di Monte San Vito
Il cimitero di Monte San Vito
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 09:47

ANCONA - Stando all’accusa, si sarebbe intascata i soldi relativi al canone di gestione dei loculi cimiteriali di Monte San Vito invece di riversarli nelle casse comunali. È questa l’accusa che la procura ha mosso nei confronti dell’impresa edile vincitrice nel 2014 dell’appalto in project financing legato alla costruzione e alla concessione di alcuni loculi del cimitero cittadino.

Ieri mattina, il legale rappresentante dell’impresa – con sede proprio a Monte San Vito – è stato rinviato a giudizio dal gup Paola Moscaroli per il reato di peculato. È di 66.570 la cifra contestata dalla pubblica accusa e corrispondente a poco più di 300 nicchie. 
Il processo per l’imprenditore, difeso dall’avvocato Marco Fioretti, si aprirà il prossimo dicembre davanti al collegio penale. Il Comune di Monte San Vito, rappresentato dal legale Andrea Rossolini, ha partecipato ieri all’udienza presentando una memoria per chiarire le modalità operative del contratto stretto tra l’amministrazione e la ditta. Contratto venuto meno all’inizio del 2019, dopo il mancato versamento – dice la procura – dei fondi destinati alle casse comunali e la presentazione dell’esposto che aveva dato inizio all’indagine dei carabinieri. L’ente presieduto dal sindaco Thomas Cillo non si è comunque costituto parte civile, dato che è anche in corso un procedimento civile connesso alla risoluzione contrattuale e alla mancata monetizzazione – sostiene l’azienda – di una tranche di lavori eseguiti e mai pagati dal Comune. 
Stando a quanto emerso, l’appalto prevedeva la costruzione delle nicchie e la loro gestione.

In sostanza, la ditta avrebbe dovuto fare da tramite tra i cittadini e l’amministrazione, occupandosi della riscossione del canone pagato per la concessione delle nicchie cimiteriali di uno stesso colombario. Per la procura, 66.570 euro, presenti nel conto corrente aperto appositamente per la questione monetaria dei loculi, non sarebbero mai arrivati nelle casse comunali, rimando quindi nelle mani dell’azienda che aveva vinto l’appalto. I loculi sono utilizzabili. All’appello mancherebbero solo quelli della parte sotterranea del colombario, ancora in attesa di collaudo. 

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