«Quella pistola in faccia pareva vera
Per tremila euro non rischio la vita»

«Quella pistola in faccia pareva vera Per tremila euro non rischio la vita»
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Sabato 24 Marzo 2018, 06:15
JESI - «Quando li ho visti entrare e hanno detto “fermo, questa è una rapina!” ho pensato a uno scherzo. Sembrava un film, tant’è che ho risposto con una battuta. Poi, quando l’uomo ha tirato fuori la pistola, me l’ha puntata e ha scarrellato, quel suono metallico mi ha fatto gelare il sangue e ho capito che era tutto vero... li ho lasciati prendere i soldi, perché non valeva la pena rischiare la vita per 3.000 euro».

Sono le parole di Tommaso Lucarelli, 26 anni jesino, da sei mesi titolare della tabaccheria-ricevitoria di via Marche rapinata giovedì sera verso le 19,45. Il giovane ieri era regolarmente al lavoro. Scosso, è comprensibile, ma sempre al suo posto. «È la prima volta che mi accade una cosa del genere – dice ancora – e spero anche sia l’ultima. Secondo me erano fermi da qualche parte ad aspettare il momento propizio, perché fino a pochi istanti prima della rapina era stato un via vai di gente... quando sono entrati ero appena rimasto solo e stavo preparando la chiusura».
Il ragazzo è riuscito a vedere in faccia il rapinatore, che si è travisato il volto con una pesante sciarpa solo dopo essere entrato dentro alla tabaccheria. «Per questo penso che sia un uomo italiano sulla sessantina – aggiunge – poi la sciarpa gli scivolava giù, quella faccia la riconoscerei. La donna, di corporatura più robusta, invece mi sembrava più giovane, direi sulla quarantina, anche lei era a volto coperto ma dalle poche parole pronunciate, sembrava del sud Italia. Gente che non avevo mai visto, escludo che siano venuti a fare un sopralluogo nei giorni scorsi, me li sarei ricordati». Poche parole di minaccia e quella pistola spianata davanti alla faccia, “è una rapina, sta fermo, non reagire, fuori i soldi”. «Ho tentennato – continua Tommaso - pensando che la pistola potesse essere un giocattolo. Fissavo la canna per vedere se tante le volte il tappo rosso potesse essere stato verniciato di nero, ma quando l’uomo ha scarrellato, il rumore metallico mi ha scosso. 

Poteva essere vera, comunque non valeva la pena metterli alla prova, allora non mi sono mosso e li ho lasciati prendere i soldi. La donna è andata diretta al cassetto, poi sono scappati a bordo di una Fiat Panda bianca, di cui sono riuscito solo a memorizzare i primi numeri della targa». Le indagini sono condotte dai militari del Nucleo operativo radiomobile di Jesi coordinati dal Tenente Maurizio Dino Guida, che stanno anche vagliando i filmati delle telecamere del negozio. Al momento sembra che le registrazioni però non mostrino nulla di utile. 
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