Jesi, abusi su una bambina nel campeggio. Parla il legale: «Curatelo in un centro specializzato»

Jesi, abusi su una bambina nel camping. Parla il legale: «Curatelo in un centro specializzato»
Jesi, abusi su una bambina nel camping. Parla il legale: «Curatelo in un centro specializzato»
di Michele Milletti
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Venerdì 3 Novembre 2023, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 11:08

JESI Nell’interrogatorio di ieri davanti al gip di Perugia ha detto di non ricordarsi nulla G.P., il 33enne di Jesi agli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale nei confronti di una bimba conosciuta ad agosto nel campeggio a Magione in cui lavorava come animatore. Il suo ricordo si fermerebbe al fatto di aver organizzato giochi per bambini, con la piccola che a detta sua lo avrebbe seguito nel bungalow in cui era andato a riposarsi. Non nega che qualcosa possa poi essere successo nell’alloggio che gli era stato assegnato dai titolari del campeggio.


La richiesta 

«Chiediamo che venga detenuto, ma a Milano, nel miglior centro specializzato per questo tipo di patologie, per essere curato nel modo migliore» ha detto il suo avvocato Stefano Migliorelli.

Il 33enne ha ribadito al gip la volontà di curarsi e di essere disposto anche a farlo in un carcere attrezzato in tal senso. «Ha risposto in maniera confusa, ma gli elementi a suo carico appaiono inoppugnabili - dice il legale -. Per quello che abbiamo scoperto ha mandato il suo curriculum in varie sedi dicendo che era pronto a lavorare, svolgendo varie mansioni. Va curato subito se recuperabile, altrimenti se non è curabile è opinione della famiglia che non vada rilasciato». A breve dunque il gip deciderà sulla misura. Priori che ai primi d’ottobre era stato condannato a 6 anni per violenza sessuale nei confronti di una bambina nella primaria Marinelli di Ancona, in cui aveva trovato lavoro come maestro. Prima della condanna e subito dopo la denuncia della piccola, nel 2019, gli era stato vietato dal giudice del tribunale dorico di avvicinarsi a plessi scolastici, sia pubblici che privati. «Una misura - aggiunge il suo legale - che per 4 anni ha funzionato. Poi nei mesi scorsi la situazione ha avuto un peggioramento ed è successo quello che è successo nel campeggio. Una cosa gravissima, la famiglia ne è consapevole e lo vuole sottolineare con forza. Il papà è un ex carabiniere, questo figlio lo ha seguito costantemente. Qualunque forma di violenza venga fatta ai bambini è da condannare. Ma la famiglia chiede che venga curato».

La procura sta valutando la possibilità di chiedere l’aggravamento della misura cautelare dopo che il 33enne, posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, martedì si è allontanato da casa. L’avvocato Migliorelli ha spiegato che il giovane non aveva ancora il braccialetto elettronico come disposto dal gip di Perugia «a causa dei tempi tecnici per l’applicazione». «La casa dove vive - ha aggiunto - è in campagna e comunque in una zona non abitata».

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