Filotranno, Fondazione Scarponi sotto
tiro: minacce di morte al fratello Marco

Filotranno, Fondazione Scarponi sotto tiro: minacce di morte al fratello Marco
di Talita Frezzi
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Mercoledì 22 Maggio 2019, 06:05
FILOTTRANO - Commenti aggressivi, offese insensate, infine vere e proprie minacce di morte. Lo sfogatoio sfrenato dei social network non risparmia nemmeno la Fondazione Michele Scarponi e in particolare contro Marco Scarponi, il fratello del ciclista investito e ucciso da furgone due anni fa, impegnato in una campagna per la sicurezza stradale e in questi giorni al seguito del Giro d’Italia come opinionista per la Rai. Un’escalation di messaggi intimidatori su una pagina Facebook che promuove, nel ricordo comunque doloroso del campione dell’Astana, le buone pratiche stradali e la sicurezza per tutti, ciclisti, ma anche pedoni e automobilisti. La Fondazione ha denunciato alla Procura di Ancona un utente che si è spinto oltre il limite, con commenti violenti del tipo “ti metto sotto”, “appena ti incontro per strada ti rompo tutto”.
 
Frasi che risvegliano un dolore mai sopito nella famiglia Scarponi. «Siamo stati toccati da vicino da una tragedia grandissima e commenti di questo tenore certamente ci feriscono – spiega Marco Scarponi, presidente della Fondazione – non è la prima volta purtroppo che ci troviamo a dover leggere post esasperati ed esagerati, ma qui si è andati oltre il limite. Non si tratta solo di insulti ma di vere minacce sulle quali non siamo disposti a soprassedere». Sul profilo Facebook della Fondazione si alzano i toni e non sono rari purtroppo - tra mille messaggi di incoraggiamento e condivisione - anche i post intimidatori contro le attività di promozione della sicurezza stradale. L’altro ieri alcuni commenti negativi si sono trasformati in vere e proprie minacce di morte. Prontamente i profili degli autori sono stati segnalati a Facebook che ha rimosso i post. La Fondazione tuttavia ha deciso di segnalare alla Procura gli autori delle minacce per evitare il ripetersi di questi eventi preoccupanti e incresciosi. «Sappiamo che il tema della sicurezza stradale è complesso e coinvolge molteplici aspetti - sociali, politici, emotivi - su più fronti. Sappiamo che non tutti si sentono coinvolti allo stesso modo rispetto a queste tematiche, questo però non giustifica l’utilizzo di un linguaggio volgare, violento e privo di rispetto. Mai – dice Marco Scarponi - a maggior ragione verso chi, per colpa della violenza sulla strada, ha perso un figlio, un marito, un padre, un fratello. Una violenza verbale intollerabile».
 
La Fondazione Michele Scarponi ha fatto sempre del confronto e della “misura” le alleate migliori verso una nuova “cultura della strada”. «Siamo contro ogni violenza – continua Marco Scarponi - anche quella verbale, perché, in quanto esseri umani, siamo “anche” le parole che diciamo. E violenza porta violenza. Ricordiamo che molte famiglie sono devastate da un dolore immenso derivante dalla violenza stradale ed esprimersi nel modo adeguato è una questione di civiltà e di rispetto. Non siamo di fronte a una guerra tra ciclisti e automobilisti, ma siamo dentro a una violenza e una superficialità disarmanti che abbiamo il dovere di contrastare».
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