Fabriano, orrore in famiglia e abusi su 4 sorelline. Stangata allo zio: dieci anni di carcere

Jesi, orrore in famiglia e abusi su 4 sorelline. Stangata allo zio: dieci anni di carcere
Jesi, orrore in famiglia e abusi su 4 sorelline. Stangata allo zio: dieci anni di carcere
di Federica Serfilippi
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Venerdì 6 Ottobre 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 07:20

FABRIANO Dieci anni di carcere per aver abusato di quattro sorelline tra le mura domestiche. È la condanna rifilata ieri mattina dal collegio penale a un 46enne fabrianese, accusato dalla procura di violenza sessuale, violenza privata e tentata violenza sessuale per fatti avvenuti tra il 2012 e il 2015, in una città dell’hinterland anconetano. Delle quattro ragazzine molestate, in tre si erano costituite parte civile con l’avvocato Monica Bisio: riceveranno complessivamente un risarcimento di 70mila euro. Durante la scorsa udienza, il pm Paolo Gubinelli aveva chiesto per l’imputato una condanna a tredici anni di carcere.


La ricostruzione

Nella trappola dell’uomo erano finite quattro sorelle che, all’epoca dei fatti, avevano tra i 13 e i 17 anni.

Per loro, l’imputato era uno zio acquisito, essendo all’epoca il compagno della sorella della loro mamma. Le violenze erano state denunciate solo nel 2017, quando la sorella più piccola delle quattro era esplosa in un pianto a dirotto in classe. A 15 anni, confidandosi con la professoressa, aveva avuto il coraggio di denunciare quanto subito in casa dello zio nel 2015. Una casa che le piccole vittime frequentavano spesso. Il racconto dell’orrore, esploso in camera: la ragazzina sarebbe stata trascinata con forza sul letto e poi costretta ad avere un rapporto sessuale completo. Poi la minaccia, qualificata in violenza privata: «Se racconti qualcosa, uccido la tua famiglia». Il coraggio avuto a scuola l’aveva fatta confidare con la mamma.

Di lì, la denuncia alle forze dell’ordine e l’apertura di un vaso di Pandora, con la scoperta degli abusi subiti dalle altre sorelle negli anni passati. Nessuna delle tre, al contrario della 13enne, avrebbe avuto un rapporto completo con lo zio acquisito. Si sarebbe trattato di palpeggiamenti e di tentate violenze, sempre a casa del 46enne. Le ragazzine, infatti, sarebbero riuscite a respingere via lo zio dopo un tentativo di approccio, fatto soprattutto di palpeggiamenti ai fianchi o sul fondoschiena delle minorenni. Nella lunga requisitoria, il pm aveva paragonato l’imputato a un «lupo», sempre a caccia di prede. Già al momento della denuncia, il 46enne aveva sciolto il legame sentimentale con la zia delle quattro ragazzine. 

La difesa

Difeso dall’avvocato Rosanna Rossini, è rimasto sempre indagato a piede libero e lo è tuttora. Rigetta ogni addebito. Sulle violenze non ci sarebbero riscontri oggettivi se non la parola delle vittime. Per questo, è quasi scontato che da parte della difesa verrà proposto appello per cercare di smontare il verdetto di primo grado. Le motivazioni sono attese tra 90 giorni. Ieri, alla lettura del dispositivo, non erano presenti né le vittime, né l’imputato. 

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