«Senza le udienze per i giovani avvocati non ci sarà più speranza»

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona
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Sabato 11 Aprile 2020, 10:02

ANCONA - Da un mese il mondo della giustizia procede a singhiozzi. Quasi tutte le udienze penali, a causa dell’emergenza Coronavirus, devono essere rinviate d’ufficio a oltre il 30 giugno. La situazione di quasi immobilismo (vengono discusse solamente le udienze con carattere di urgenza) si protrarrà fino all’11 maggio. Un altro mese con i tribunali pressoché vuoti. Le conseguenze?

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Quelle di carattere economico sono molte, soprattutto per i giovani avvocati. «È una tragedia – afferma Francesco Rubini, avvocato e consigliere comunale di Altra Idea di Città – per chi non ha uno studio avviato o una realtà di lavoro consolidata che gli consenta di continuare ad avere entrate costanti nel tempo. Un’interruzione totale dell’attività di fronte a una prospettiva di recessione economica è un colpo durissimo. Un avvocato che ha aperto la partita Iva da pochi anni rischia di vagare nel deserto. In tutto questo vanno considerati i costi da mantenere, come l’affitto dello studio e il pagamento delle utenze. Con il mercato che cambierà, sopravvivranno solo i grandi studi?».

Il legale Mario Antonio Massimo Fusario, consigliere dell’Ordine degli Avvocati e membro della giunta Aiga nazionale: «Uno dei rischi maggiori - sostiene - è che quando riprenderà l’attività non ci sarà il fermento lavorativo che si è interrotto con l’emergenza. Molte ditte, per esempio, non avranno liquidità per pagare le prestazioni legali. In più, molti privati si troveranno disoccupati. Per loro accedere alla giustizia sarà difficilissimo. È un dato sconcertate, ma bisogna prenderne atto». «Un modo per aiutare i giovani avvocati - dice Fusario - è quello di dare subito liquidità, pagando per esempio in tempi rapidi le prestazioni del gratuito patrocinio. Per quanto riguarda la parte finanziari, per i giovani non è facile accedere ai prestiti garantiti dallo Stato, come previsto dal decreto: ci sono limiti di accesso basati sul reddito. Alcuni avvocati rischiano di non ottenere nulla. E le spese, comunque, continuano ad esserci».

Un po’ fuori dal coro l’avvocato Tommaso Rossi: «Dobbiamo metterci in testa che è una situazione emergenziale e vanno fatti dei sacrifici. Non è il mese di inattività che farà la differenza. Se ci saranno delle difficoltà economiche lo vedremo nei prossimi mesi. E’ ovvio che quanto maggiore sarà la durata dell’emergenza sanitaria tanto maggiore sarà la crisi economica, e di conseguenza tanto maggiore saranno le ricadute sulla nostra attività».

L’avvocato Marco Tacconi: «Il nostro lavoro risente dell’andamento del mercato: chi sarà in difficoltà economica non penserà a intentare cause. E ci saranno problemi per i pagamenti. Tutta la nostra categoria è preoccupata di quello che sarà. Per i giovani avvocati che hanno deciso di lavorare autonomamente saranno tempi duri». La vede in un altro modo l’avvocato Elisa Gatto: La cosa che più mi spaventa? «Che le udienze in videoconferenza diventino la norma. Per il penale è inaccettabile. I processi vanno fatti nelle aule e non attraverso una telecamera. Dal punto di vista economico, il problema c’è ma si sentirà soprattutto più avanti. Per chi lavora solo potrebbe essere una tragedia, chi sta in uno studio terrà botta».
 

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