Al Salesi con un coltello, il papà disperato: «Avete ucciso mia figlia, vi ammazzo tutti». Disarmato da un parroco

I mezzi di soccorso al Salesi
I mezzi di soccorso al Salesi
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 11 Maggio 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 15:28

ANCONA - Il lampo di follia di un uomo disperato all’idea di perdere per sempre la sua bambina. Il balenio di un coltello, agitato in aria, contro tutti e nessuno. Il lungo colloquio con un parroco, suo amico e confidente. Poi la resa. In lacrime, ha deposto la lama e ha accettato di farsi accompagnare all’ospedale per ricevere tutta l’assistenza psicologica del caso. Sono state due ore ad alta tensione quelle vissute ieri mattina al Salesi, nel cortile interno in cui parcheggiano le ambulanze, dove un 50enne cinese, sotto choc e sopraffatto dalla disperazione, si è presentato armato, forse intenzionato a farsi giustizia da sé per una storia umanamente devastante. 


«Avete ucciso mia figlia, adesso vi ammazzo tutti!» gridava l’uomo, un cinese residente nella provincia di Macerata, giunto al Salesi minacciando di vendicarsi contro medici e infermieri.

All’ospedale pediatrico sapevano già che sarebbe arrivato con intenzioni bellicose: era convinto che la figlia non fosse sopravvissuta a un delicatissimo intervento e al telefono aveva annunciato allo staff della Rianimazione pediatrica che presto si sarebbe presentato di persona per vedere la sua bambina. 


Al suo arrivo ha trovato uno schieramento di carabinieri pronti a fermarlo insieme a due equipaggi del 118 che ne hanno impedito l’ingresso nei reparti del Salesi. Poche ore prima il papà disperato aveva chiesto ai medici informazioni sulle condizioni di salute della figlia. Pretendeva di vederla, ma gli è stato spiegato che non era possibile, dal momento che era stata sottoposta all’intervento chirurgico e si trovava in terapia intensiva. 
Così, ha chiesto di poterla vedere almeno dallo schermo di un cellulare, tramite una videochiamata. I medici l’hanno accontentato. Ma quando il 50enne, scrutando lo schermo del suo cellulare, si è reso conto che la figlia non si era ancora risvegliata dall’operazione, deve aver pensato che fosse morta. Inutile ogni tentativo di spiegargli che la piccola paziente, in realtà, era stata sedata e che, per quanto la prognosi sia riservata, non aveva smesso di lottare contro il male terribile che l’ha colpita, così giovane. 


Il padre, sconfortato e al tempo stesso infuriato contro medici e infermieri che a suo dire non avrebbero fatto abbastanza per salvare la figlia, ha dato seguito alle minacce telefoniche: è salito in auto e da Macerata, attorno a mezzogiorno, ha fatto irruzione al Salesi, dove la moglie aveva trascorso la notte in sala d’attesa. 


È stata lei, di fronte alla scena raggelante del marito che brandiva un coltello e veniva trattenuto all’esterno dell’ospedale, a chiedere aiuto a un parroco cinese, in servizio presso una comunità della provincia di Rimini, un conoscente di famiglia. Il prete, come un angelo custode, si è precipitato dalla Romagna ad Ancona per prestare aiuto al suo connazionale. Prima ha parlato con lui al telefono, poi faccia a faccia. Con estrema cautela si è avvicinato e trovando le espressioni consolatorie più opportune per lenire lo strazio di un uomo terrorizzato dall’idea di non rivedere più sua figlia, l’ha convinto a gettare il coltello e ad accomodarsi nella sua auto, dove il colloquio è andato avanti a lungo, fino a quando il 50enne, attorno alle 14, ha deciso di salire spontaneamente sull’ambulanza per farsi accompagnare all’ospedale di Torrette, scortato dai carabinieri, intervenuti con le pattuglie della stazione di via Piave e del Poggio. In quei momenti da thrilling, frutto dell’angoscia di un padre precipitato nel buio del dolore, per fortuna nessuno è rimasto ferito. Anche per questo, al momento, nei suoi confronti non sono stati presi provvedimenti giudiziari. 

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