Risse e teppisti nei luoghi della movida: «Adesso basta». Il prefetto Pellos convoca un tavolo anti-violenza

Il prefetto Darco Pellos
Il prefetto Darco Pellos
di Stefano Rispoli
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Martedì 8 Giugno 2021, 07:05

ANCONA - Subito una riunione di sicurezza straordinaria per contrastare il fenomeno della violenza giovanile e del vandalismo, che ha subito una recrudescenza con l’allentamento delle restrizioni e il ritorno della movida. Un tema caldo, ora che arriva l’estate e, da ieri, il coprifuoco si è ridotto di un’ora (scatta alla mezzanotte). L’allarme è alto dopo la tripla rissa scoppiata sabato sera tra piazza del Papa, piazza Kennedy e davanti al teatro delle Muse.

Determinante l’intervento delle forze dell’ordine che, soprattutto nel weekend, presidiano i luoghi del by-night per contenere gli eccessi degli ubriachi e le alzate d’ingegno delle bande giovanili, tornate a sfidarsi non appena il Covid ha abbassato la guardia. 


«Il fenomeno è altamente attenzionato», garantisce il dottor Darco Pellos, nuovo prefetto di Ancona. Ora suonano come un presagio le considerazioni fatte una settimana fa, al momento del suo insediamento, quando, durante le visite istituzionali, ha posto l’accento proprio sul problema dei bulli, dei teppisti e della violenza tra i giovani. «Un fenomeno complesso che richiede risposte non semplici, frutto dell’evoluzione della società, di un disagio di base e di vari fattori, non solo il Covid», sostiene il prefetto. Anche se preferisce non parlare di “tolleranza zero”, concetto che può voler dire tutto e niente, Pellos lascia intendere che a mali estremi verranno adottati estremi rimedi. Tant’è che per l’inizio della prossima settimana convocherà il primo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica nel quale si parlerà esclusivamente del problema delle risse nei luoghi della movida, in vista anche della progressiva riduzione (e poi annullamento) del coprifuoco.

«Per prima cosa mi complimento con le forze dell’ordine che sabato sera sono intervenute tempestivamente quando si sono verificati gli episodi critici - è il plauso del prefetto -. Significa che erano presenti e che il dispositivo di sicurezza disposto da prefettura, questura, carabinieri e guardia di finanza era adeguato alla situazione e ha impedito di portare a ulteriore compimento i reati.

Quello dell’esuberanza di certi comportamenti è un tema che ci riguarda tutti e che dovremo affrontare anche con il sindaco e l’amministrazione comunale già dal prossimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Anche dai vertici delle forze dell’ordine mi è stata fatta una panoramica su un fenomeno, quello del bullismo e in generale della violenza giovanile, che stiamo altamente attenzionando». 


Soluzioni? È ancora presto. «Siamo nella fase dell’analisi del problema in tutte le sue sfaccettature - spiega il dottor Pellos -. Lo ho ben chiaro, ma voglio comprendere la sua entità: solo attraverso lo studio del fenomeno e la condivisione di possibili provvedimenti si possono trovare le soluzioni più adatte ed efficaci». Certamente si andrà verso un’intensificazione dei controlli nel fine settimana nei luoghi di maggiore affollamento e concentrazione di locali e di giovani. Ma l’attività preventiva, da sola, non basta. Servono messaggi chiari e risposte concrete per porre un freno a chi si sente padrone della città. Uno strumento ci sarebbe: è il Daspo urbano.

Era stato presentato come lo scudo anti-bulli quando la giunta Mancinelli, dopo le risse a ripetizione avvenute l’estate scorsa in piazza del Papa dopo il lockdown, ha deciso di introdurlo a dicembre nel nuovo Regolamento di polizia urbana come estensione del Daspo già previsto dal legislatore con la legge 48 del 2017 (applicato in qualche caso dalla Polfer alla stazione nei confronti di ubriachi e molestatori). Prevede multe da 100 a 300 euro per chi arreca danno o disturbo alla collettività, con possibilità di allontanamento dalle 6 aree urbane individuate (Piano, Archi, centro storico, Passetto, stadio del Conero-Palarossini e ospedale di Torrette). Un’arma spuntata perché non è stata mai utilizzata. «Fin’ora non c’è stato bisogno, d’altronde veniamo dal Covid - spiega Liliana Rovaldi, comandante della polizia locale -. E poi il Daspo non si applica indistintamente, devono verificarsi determinate condizioni». 

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