Mole, il restyling può ripartire ma l’intesa con la ditta è sparita: costerà al Comune di Ancona 3,6 milioni

Mole, il restyling può ripartire ma l’intesa con la ditta è sparita
Mole, il restyling può ripartire ma l’intesa con la ditta è sparita
di Stefano Rispoli
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Sabato 5 Agosto 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 11:01
ANCONA Il Comune ci rimetterà più di 3 milioni e mezzo, ma in compenso - volendo guardare il bicchiere mezzo pieno - avrà modo di riappaltare presto i lavori e portare a termine un cantiere infinito, avviato 5 anni fa e rimasto in sospeso nel limbo delle carte bollate. L’affaire Mole si conclude così: con un accordo transattivo che l’Amministrazione dorica giudica conveniente, anche se sarà un salasso.  


La vicenda


Magari portarla alla lunga sarebbe stato anche più costoso perché in Italia certe cose non si sa mai come vanno a finire. È stata questa la valutazione che ha spinto il Comune ad accettare la proposta di risolvere il contenzioso con la Emaprice Spa, l’impresa con sede a Bolzano a cui nell’ottobre 2018 erano stati affidati i lavori da 5.658.417 euro (poi saliti a 6.380.797 euro a seguito di 4 varianti, per un aumento del 12,7%) per il restauro delle ultime due ali della Mole Vanvitelliana (lato terra e lato Porta Pia) finanziati per 8,7 milioni dal Mit con il Piano nazionale delle città. Un restyling rimasto bloccato a metà, anzi meno: solo il 39% delle opere è stato eseguito.

 
Il forfait


I lavori si sarebbero dovuti concludere in 720 giorni, esattamente il 24 gennaio 2022, ma poi, a seguito di proroghe e sospensioni nel periodo del Covid, il traguardo è stato spostato al 24 maggio 2022. Dopo 23 ordini di servizio per sciogliere modalità di lavoro, inadempienze e chiarimenti, ecco la sorpresa: il 20 dicembre 2021 la ditta ha lasciato il cantiere e solo 3 giorni dopo avrebbe informato la stazione appaltante di aver presentato un’istanza di concordato in bianco al tribunale fallimentare di Treviso, che il 4 gennaio 2022 ha autorizzato la sospensione dei contratti in essere, incluso quello per il restauro della Mole.

Da allora è cominciato un calvario, fatto di ricorsi e controricorsi. Una beffa per il Comune, che è stato citato due volte in giudizio dalla Emaprice per aver provveduto, nel maggio 2022, alla rescissione del contratto in danno dell’impresa per grave inadempimento. Così, ora da un lato la ditta pretende un risarcimento da 2,6 milioni dal Comune per il mancato rispetto degli obblighi contrattuali, più il pagamento di opere eseguite e ulteriori riserve per 1,15 milioni. Dall’altro, l’Amministrazione si è costituita in giudizio proponendo domanda riconvenzionale affinché venga dichiarata la risoluzione del contratto d’appalto e reclama danni per 4.799.484 euro. Ma nel corso del giudizio c’è stata una svolta: le parti hanno raggiunto un accordo transattivo che dovrà essere ratificato, ma intanto ha ricevuto l’ok della giunta. 


Le motivazioni


Al Comune verranno riconosciuti dall’assicurazione della Emaprice importi sulle polizze di anticipazione per 1.220.562 euro (meno 46mila euro di spese di perizia), in cambio della rinuncia al contenzioso. Una soluzione che, per i legali di Palazzo del Popolo, «appare idonea a tutelare l’interesse pubblico» anche perché «in sede concordataria l’eventuale credito, di natura chirografaria, del Comune di Ancona sarebbe saldato con una percentuale del 5,71%». Insomma, nelle casse doriche entrerebbero pochi spiccioli. Non va trascurato «l’ulteriore vantaggio che consiste nella possibilità di completare l’opera velocemente, attraverso l’esecuzione dei successivi appalti». E «non intraprendere la via della transazione - evidenzia la giunta - potrebbe comportare riflessi in termini di responsabilità erariale e comporterebbe di fatto un ridotto vantaggio economico». In definitiva, il restyling della Mole potrà ripartire in tempi ragionevoli, ma questo appalto bluff alla fine costerà al Comune quasi 3,6 milioni. 
 

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