Minaccia dopo la lite: «Ti ammazzo». Un commerciante finisce a processo

Minaccia dopo la lite: «Ti ammazzo». Un commerciante finisce a processo
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Lunedì 30 Dicembre 2019, 06:20

ANCONA - Prima l’aggressione, poi le minacce social, formulate in slang anconetano: «Te mazzo». Ora sono guai per il titolare di un bar molto frequentato in un quartiere a sud del capoluogo. A conclusione delle indagini preliminari, infatti, è stato disposto il rinvio a giudizio nei confronti del cinquantenne che andrà a processo con la duplice accusa di lesioni personali e minacce. Dovrà comparire il 16 gennaio davanti al giudice di pace, chiamato a pronunciarsi sulle conseguenze di una scazzottata avvenuta nel febbraio scorso, durante una serata particolarmente movimentata all’esterno di un bar del centro, dunque non quello di proprietà dell’indagato. 

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Il commerciante si era incontrato, in presenza di altre persone, con un conoscente. Per futili motivi tra i due era nata una discussione piuttosto accesa: gli animi si sono surriscaldati subito, sono volati insulti, spintoni e anche la minaccia di una coltellata che il barista avrebbe urlato in faccia all’altro, benché in realtà non fosse armato. La situazione è rapidamente degenerata e i due sono venuti alle mani. Nella colluttazione, ad avere la peggio è stato l’uomo che, assistito dall’avvocato Ugo Pierlorenzi, ha deciso di denunciare il barista, sostenendo di essere stato aggredito: nel caos del momento, infatti, è caduto a terra ed è rimasto ferito, sia pure in modo lieve. Dopo essersi rivolto al pronto soccorso di Torrette per le cure del caso, è stato dimesso con una decina di giorni di prognosi per un trauma distrattivo al rachide cervicale e una contusione al ginocchio. In un primo momento sembrava intenzionato a dimenticare l’episodio, senza ulteriori strascichi.

Ma a convincerlo a sporgere querela, qualche tempo dopo, sono state le minacce ricevute anche via social, a distanza di due giorni dall’aggressione. Il barista cinquantenne, infatti, lo avrebbe contattato su Facebook e gli avrebbe inviato un messaggio minatorio sulla piattaforma Messenger. «Te mazzo»: questo il contenuto dell’intimidazione virtuale, espressa in dialetto anconetano che, associata alla minaccia verbale della coltellata, è stata ritenuta sufficiente dalla procura per imbastire un processo a carico del proprietario del bar. 

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