Il professore: «Ragazzi pigri? Macchè, piuttosto aumentate gli stipendi»

Il professore: «Ragazzi pigri? Macchè, piuttosto aumentate gli stipendi»
di Andrea Maccarone
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Venerdì 9 Luglio 2021, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 08:35

ANCONA - Qualcosa non va più nel mercato stagionale del lavoro. È un meccanismo inceppato. Domanda e offerta non s’incontrano. Anzi, la prima eccede rispetto alla seconda. 
Gianluca Busilacchi, professore di sociologia economica, Università di Macerata, Dipartimento di Economia e diritto: che sta succedendo? 
«Innanzitutto è bene fare una premessa: questa situazione non è una conseguenza della pandemia, e non è nemmeno circoscritta al solo territorio regionale. Piuttosto è un problema nazionale. In ultimo il settore stagionale del turismo, particolarmente colpito dall’emergenza sanitaria, l’anno scorso ha segnato una contrazione del 10% rispetto al 2019 che è stato considerato l’anno record. Ciò detto, possiamo essere moderatamente ottimisti». 

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Ma come mai la domanda di lavoro da parte delle aziende del settore è superiore rispetto all’offerta?
«Se c’è un eccesso di domanda di lavoro, viene da sé che si dovrebbero aumentare i salari.

Purtroppo la ristorazione è il settore con meno tutele per i lavoratori, soprattutto per chi è alle prime esperienze». 

Dunque non sono i giovani a essere troppo schizzinosi? 
«Rifiuto completamente questa chiave di lettura. Basta con la storia dei giovani sfaticati e pigri, non è affatto così. Negli ultimi 50 anni sono migliorate le condizioni di benessere medio della società. È vero che le aspettative dei giovani sono più alte, ma credo che sia un dato positivo».

E il reddito di cittadinanza? Influisce sulle scelte lavorative? 
«Ma per carità. Partiamo da questo dato: il reddito di cittadinanza, al massimo delle possibilità, raggiunge una cifra di 700 euro mensili. Ma nella media parliamo di 500 euro mensili. Se c’è competizione tra uno stipendio da cameriere e il reddito di cittadinanza vuol dire che le rispettive cifre si equivalgono». 

Secondo gli imprenditori è il costo del lavoro a incidere troppo sugli stipendi. Lei che ne pensa? 
«Attenzione, non dimentichiamoci che dentro quel costo del lavoro ci sono anche le tutele: questioni legate alla previdenza, alla tutela pensionistica. La coperta è corta. È chiaro che il costo del lavoro non deve essere aumentato con ulteriori gravami di tasse e contribuzioni. Ma se viene però abbassato si andrà a incidere sulle tutele ai lavoratori». 

Su quali settori bisognerà puntare nei prossimi anni? 
«Sono convinto che, come sta accadendo da tempo negli altri Paesi, se anche l’Italia investisse nel cosiddetto terziario avanzato, ovvero servizi legati alla tecnologia e alle innovazioni, si metterebbe in moto un sistema virtuoso. Ma parliamo di un settore in cui è richiesto un certo livello di competenze professionali. Dunque posti di lavoro che difficilmente potrebbero configgere col lavoro stagionale».

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