Un anno fa l'omicidio di Michele Martedì. Il fratello: «Il killer non è incapace: deve pagare con l'ergastolo»

Mattia Rossetti, il killer di Michele Martedì
Mattia Rossetti, il killer di Michele Martedì
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 8 Dicembre 2021, 07:05

ANCONA - «Ergastolo!». Lo invoca come una preghiera, Marco Martedì. Esattamente un anno fa suo fratello Michele veniva assalito alle spalle e ucciso a coltellate nel parco sotto casa, a 26 anni, da Mattia Rossetti, suo amico d’infanzia, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Qualche giorno fa il killer, il cui processo inizierà il prossimo 18 febbraio, ha tentato di impiccarsi in carcere. 

 
Ma il fratello della vittima non ci sta. A un anno dall’agguato del Pinocchio, su Facebook, accusa il killer. Parla di «show con il finto tentato suicidio». E, dice, «l’unica sua salvezza è passare da incapace, ma è capace di intendere e volere: si è caricato di odio verso Michele nel passare degli anni per varie ragioni, sapeva benissimo cosa fare e a cosa andava incontro, non aveva però capito che il carcere è duro: ora è giusto che paghi con l’ergastolo».

Il ricordo di Michele è straziante: «Manchi ogni giorno di più, meritavi la vita: avevi tutto, una famiglia, un lavoro che ti piaceva, amici e una ragazza che ti aspettava. È rimasto tutto un sogno». 


Oggi alle 18,30 alla chiesa del Pinocchio si terrà una funzione in ricordo di Michele. «Papà, prima della messa di zio Michi facciamo l’albero?», ha chiesto la nipotina al padre Marco. Che riflette: «Mettere la poca forza rimasta per cercare di dare una vita normale alle mie figlie, è dura». Il pensiero torna a quel maledetto giorno. «Rossetti prende di spalle, in silenzio, Michele, colpendolo con una prima coltellata al collo, altre 11 quando era a terra. Michi, non meritavi questo: ti amiamo».

In dibattimento, a febbraio, si profila uno scontro tra perizie: da una parte quella della Procura, secondo cui il killer era affetto da parziale vizio di mente quando uccise Michele. Dall’altra, quella della difesa, secondo cui il 27enne era incapace di intendere e volere per un disturbo paranoide della personalità. 

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