ANCONA - Dieci mesi di percorsi rieducativi, tra volontariato in parrocchia e alla Caritas. È questo il tenore della messa alla prova concessa ieri dal giudice minorile Francesca Giaquinto ai tre ragazzi accusati di aver aggredito e minacciato alcuni loro coetanei tra agosto e settembre 2019, anche nel corso della Notte Bianca del centro, quando era stata presa di mira una coppietta. Dunque, il giudizio nei confronti del trio di bulli - un 16enne, un 18enne e un 19enne, due residenti ad Ancona e uno a Falconara – è stato sospeso in attesa che venga completata la Map.
Il percorso
Se l’esito del percorso dovesse essere positivo, il procedimento verrà estinto. L’udienza per una prima verifica dell’iter rieducativo si terrà il 30 giugno. Nel frattempo, come disposto ieri in aula, i tre ragazzi dovranno scusarsi con le parti offese e dovrà incardinarsi una mediazione risarcitoria. Al processo si è arrivati dopo il rinvio a giudizio disposto dal giudice Laura Seveso nei mesi scorsi. Diversi i reati contestati a vario titolo: lesioni aggravate, minacce e percosse. Quattro le vittime conteggiate dalla procura, all’epoca dei fatti tutte minorenni. La contestazione di un solo episodio è attribuita a tutti e tre gli imputati, difesi dall’avvocato Annavittoria Banzi. Si tratta dell’aggressione avvenuta nel corso della Notte Bianca dell’8 settembre 2019 a due fidanzatini che passeggiavano al porto antico, affollatissimo per il concerto dei Subsonica. Il terzetto, insieme a un maggiorenne, si sarebbe accanito contro la coppia senza motivo. «Che ti fermi a fare? Cosa c’hai da guardare? Se continui ti gonfiamo». Lui, oggi 18enne, fu preso a calci e pugni e ne uscì con una costola rotta (30 giorni di prognosi). Lei, assistita dall’avvocato Alessandro Scaloni, nel parapiglia cadde e si fece male al ginocchio.
Il pomeriggio che anticipava la Notte Bianca, sempre nel centro cittadino, si erano verificati altri episodi contestati dalla procura.
Le sfide
La vittima ha denunciato di essere stato anche lui minacciato e percosso da due componenti del terzetto. Uno gli avrebbe detto: «Se mi guardi è un segno di sfida, se continui ti spacco la faccio, andiamo nel vicolo così ti meno». L’altro avrebbe rincarato la dose: «Non guardare il mio amico perché sennò ti meno io». Nel percorso di messa alla prova, i tre imputati dovranno dedicarsi ad attività di volontariato, peraltro già iniziate, da portare avanti sia in chiesa che alla Caritas. Se il giudice dovesse esprimere un giudizio positivo sull’andamento del progetto, sul terzetto verrebbero meno le accuse. Se, invece, il parere dovesse essere negativo, i ragazzi potrebbero andare incontro a una pena detentiva.