CORRIDONIA - “Non è un semplice cinghiale, è uno di famiglia. L’ho chiamato Balotelli, come il calciatore, e i miei nipotini vanno matti per lui. Non posso accettare che me lo portino via”.
A parlare è il padrone del cinghiale sequestrato nei giorni scorsi dalla Forestale. E’ lui stesso a voler raccontare la storia. “Esigo che mettiate il mio nome perché non ho fatto nulla di male e non ho niente di cui vergognarmi. Anzi, voglio che tutti sappiano come sono andate le cose”. Parole di Antonio Bellesi, per gli amici Nazzareno, ex assessore comunale di Corridonia, residente nella frazione di Colbuccaro. Una persona molto conosciuta e stimata.
“L’anno scorso, a marzo, stavo raccogliendo gli asparagi con la mia compagna nella zona del torrente Fiastra, vicino alla riserva naturale dell’Abbadia - racconta -.
Nei giorni scorsi il controllo effettuato dal Corpo forestale dello Stato e Bellesi è stato denunciato all’autorità giudiziaria perché, stando a quanto ricostruito dagli agenti, non aveva alcun tipo di permesso e la struttura non era idonea. Contestata la violazione della legge che regolamenta la detenzione degli animali che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica.
“Gli agenti - continua l’ex assessore Antonio Bellesi - mi hanno detto che in realtà potevo fare domanda in prefettura per registrare il cinghiale, classificandolo come animale disperso. Ma questo l’ho saputo solo ora, prima tutti mi avevano detto che era impossibile. Il problema, lo ripeto, è che non ho avuto il coraggio di lasciare Balotelli. Ora l’animale è sotto sequestro qui da me, in attesa che l’Asur, come detto dalla Forestale, trovi un posto migliore. Io invece penso che non ci sia un luogo migliore di questo, vicino a persone che gli vogliono bene e continueranno a volergliene. Lo consideriamo un animale domestico, uno di noi. L’unica mia colpa è quella di essermi troppo legato a lui”.